The Reaping. Creare una serie TV in Italia: intervista al regista Roberto D’Antona e all’attore Mirko Giacchetti

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Roberto D’Antonia (nella foto a sinistra) e Mirko Giacchetti (a destra)

Oggi diamo il benvenuto al regista Roberto D’Antona e Mirko Giacchetti, già in passato ospite di Kipple Officina Libraria, per parlare della nuova serie The Reaping. Prima di tutto, benvenuti nel nostro spazio virtuale. Vi andrebbe di iniziare presentandovi?

RD: Ciao a tutti, sono Roberto D’Antona, un giovane artista che fin da piccolo ha sempre desiderato vestire i panni di Jack Burton, ma che si sarebbe accontentato di vestire quelli di Batman o qualsiasi altro personaggio interpretato da Jim Carrey. Crescendo, ho capito che la mia vita dipende dal cinema e così una passione si è trasformata in una vera e propria carriera.

MG:  Mirko Giacchetti è qualcuno che esiste da qualche parte in qualche tempo. Non è (troppo) dissimile dagli altri esseri umani e, per tutto il resto, è un soggetto poco interessante che ha la mania di scrivere.

Di cosa parla The Reaping?

RD: The Reaping è una serie ispirata a fatti realmente accaduti, racconta di un piccolo borgo che sta per perdere per sempre la sua tranquillità. Attraverso una serie di coincidenze, atti violenti e corruzione verranno svelate realtà inaspettate e la vita di nove personaggi si intreccerà attraverso evoluzioni improvvise e inattese; l’unica certezza è che nulla di ciò che apparteneva loro, le loro sicurezze e la loro quotidianità rimarrà tale.

MG: Dopo la semina c’è sempre la raccolta, dopo la rabbia c’è Sam – il protagonista principale, il bravissimo Roberto D’Antona – che mette a soqquadro la sua esistenza e raccoglie i frutti delle sue azioni. Potevo essere più vago ma dovevo pur dire qualcosa, no?

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Come nasce il progetto?

RD: Un pomeriggio qualunque, mentre facevo una passeggiata in riva ad un fiume, immaginai una delle scene chiave della serie. Quella visione fu talmente chiara che decisi che la serie si sarebbe dovuta aprire proprio con quella immagine. Corsi a casa e in tre giorni scrissi il trattamento di tutta la storia, nella settimana successiva scrissi la prima stesura del pilota, poi chiamai il mio socio Annamaria Lorusso e le proposi la serie. Anna non ci pensò due volte, ne rimase affascinata e abbiamo così deciso di dar vita a questa ambiziosa serie.

MG: Dalla bravura e la mente effervescente di Roberto e la grandissima capacità artistica di Annamaria Lorusso.

Quali sono state le difficoltà maggiori che si sono dovute affrontare nella realizzazione della serie?

RD: Sicuramente la gestione del budget. Essendo una serie auto-prodotta con un budget decisamente basso e limitato, abbiamo dovuto fare ogni passo con estrema attenzione per evitare di sforare e rischiare di non poter portare a termine il progetto. Inoltre, abbiamo girato per 52 giorni consecutivi in piena estate e non è stata proprio una “vacanza”. Ciò non significa che non lo rifarei ma sicuramente con più budget per il seguito!

MG: Gestire Mirko Giacchetti!

Annamaria Lorusso

Annamaria Lorusso

Molti sognano di poter un giorno apparire davanti alla telecamera. Tu, Mirko, che l’hai fatto, come descriveresti l’esperienza rispetto a ciò che si immagina normalmente dall’esterno?

MG: Apparire davanti alla telecamera non è così difficile, il peggio arriva quando senti “azione” e sai che non puoi startene zitto e buono, sperando che tutto vada bene. È stato divertente, ma solo grazie alla presenza e le dritte di Annamaria Lorusso, Roberto D’Antona e del bravissimo Francesco Emulo.

Roberto, ti andrebbe di descriverci invece la tua esperienza sia di scrittore che regista della serie?

RD: Uno dei motivi che più mi ha spinto a ritornare in cabina regia dopo tre lunghi anni è stato quello di interpretare Sam, il personaggio che aveva preso vita già dal trattamento. Un personaggio molto particolare e intenso, sempre sul filo del rasoio e a cui spero il pubblico si affezioni proprio come ho fatto io. Oltre a Sam, anche la voglia di voler raccontare questa storia esattamente come io l’avevo immaginata. Per quanto riguarda la scrittura, è stato molto stressante e complessa in quanto ci sono più storie che si intrecciano e occorreva spiegare molte cose in soli sette episodi e sicuramente per la eventuale seconda stagione avrò bisogno di più tempo vista tale difficoltà. Per quanto riguarda sempre la regia, rispetto ai miei precedenti lavori, sicuramente mi sono divertito molto di più e l’ho curata con più gusto ma ho ancora tanto da imparare e farò di tutto per migliorare nel tempo.

14543450_1106959466089117_672449240_nUn aneddoto curioso o interessante?

RD: Ne sono successe tantissime su questo set, sia cose belle che brutte purtroppo. Una di quelle che più preferisco raccontare è di quando dovevamo girare una scena all’aperto e avevamo i permessi per la chiusura della strada solo per 4 ore ma, all’improvviso, venne giù il diluvio universale. Ovviamente per motivi di continuità e per motivi logistici, la scena non poteva essere girata in quelle condizioni, così ci siam dovuti attivare in fretta e cercare, entro una sola ora, una location alternativa e che ci permettesse di girare in giornata. Fortunatamente ci siamo riusciti.

MG:  Nella serie interpreto il ruolo di un dentista e mi è capitato di uscire dalla location per una brevissima pausa sigaretta con indosso il camice. Tutto bene, almeno sino a quando non mi ha avvicinato un passante e mi ha chiesto quando poteva fissare un appuntamento per una pulizia ai denti. Giuro, non dimenticherò mai la sua espressione alla “ora chiamo la neuro” mentre cercavo di spiegargli che no, non ero un vero dentista, ma che ne interpretavo uno sul set.

Grazie alle produzioni Netflix, AMC ed HBO, le serie TV all’estero sembrano stare attraversando una vera e propria Golden Age. Come vedete invece il futuro delle serie TV in Italia?

RD: Personalmente, in questi ultimi anni sto guardando molte più le serie TV rispetto ai lungometraggi, non perché non ami i film sia chiaro, ma credo che ci sia stata una crescita nel settore televisivo senza precedenti tanto da ritrovarsi davanti a capolavori indiscussi come Breaking Bad, Narcos o House of Cards, per citarne alcune, o veri fenomeni come Stranger Things e Il Trono di Spade. Sicuramente, negli Stati Uniti in particolar modo, sono stati lungimiranti in questo settore ed è proprio lì che noi stiamo mirando, nella speranza di trovare una valida distribuzione e nella speranza che la serie porti a casa grandi soddisfazioni dai festival. Per quanto riguarda l’Italia, credo che al momento l’unica serie TV davvero valida sia quella di Gomorra. So che stanno girando quella di Suburra, ma non credo che ci siano molte altre serie in produzione. Mi auguro che anche in Italia si aprano le porte e magari diano spazio ai giovani artisti.

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MG:  Sino a quando le serie italiane rimarranno troppo italiane la vedo male, malissimo. Il problema non è se trattino di argomenti nazionali o siano ambientate in Italia, ma che vengano rappresentate situazioni o trame filtrate da buonismo da cinque centesimi e pressapochismo un tanto al kg. Sono di parte, è vero, ma The Reaping si stacca da questi schemi e sarà in grado di incollarvi allo schermo.

Ci dareste dei link utili a seguire il progetto The Reaping?

RD: Con molto piacere! Potrete seguire The Reaping su Facebook (facebook.com/TheReapingTheSeries), su Twitter (twitter.com/ReapingSeries), su Instagram (instagram.com/thereaping_theseries) oppure sul sito ufficiale (www.thereapingtheseries.weebly.com). Ci terrei a ringraziarvi per questa splendida intervista e ricordate: Quello che semini, raccogli…

MG: Mi raccomando, non abbiate paura a visitare il sito e lasciare il mi piace alla pagina facebook.

Intervista a cura di Roberto Bommarito. 

2 pensieri su “The Reaping. Creare una serie TV in Italia: intervista al regista Roberto D’Antona e all’attore Mirko Giacchetti

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