Archivi tag: romanzi

Novità: ecco il bando della XIII edizione del Premio Kipple (2020)

Kipple Officina Libraria bandisce per l’anno 2020
la XIII edizione
del Premio Kipple per il miglior romanzo di genere fantastico

1) Sono ammesse solo le opere in lingua italiana inedite, mai pubblicate su carta, digitale e sul web. I romanzi devono avere la lunghezza minima di 100 cartelle dattiloscritte e massima di 400 cartelle (per cartella s’intende, all’incirca, una pagina da 60 battute di 30 righe, cioè 1800 caratteri spazi inclusi).

2) Il contenuto deve essere SOLO ed ESCLUSIVAMENTE fantastico.
I generi ammessi sono:
Fantascienza (hard science-fiction, post-cyberpunk, steampunk, bio-punk, anticipazione, ecc.)
Weird (new weird, neo-noir, horror, urban fantasy, ecc.)
Testi di qualsiasi altra natura NON verranno presi in considerazione.

3) È possibile partecipare con più opere.

4) La quota di partecipazione è fissata in 15 per ogni opera, da accreditare entro il 30 aprile 2020 in uno dei seguenti metodi:

I) con accredito sull’indirizzo paypal: kol@kipple.it
II) con accredito sul conto corrente postale n° 43103274 intestato a Gianluca Cremoni Baroncini con causale “Premio Kipple 2020”.
III) con bonifico alle coordinate bancarie: IBAN IT95W 07601 01600 000043103274 intestate a Gianluca Cremoni Baroncini con causale “Premio Kipple 2020”.

5) La scadenza è fissata per il 30 aprile 2020.

6) I romanzi devono essere spediti in allegato all’indirizzo: kol@kipple.it indicando nel titolo dell’e-mail “Premio Kipple 2020”.
Nel corpo della mail dovrà essere presente: il Titolo (o i titoli) dell’opera, nome cognome (ed eventuale pseudonimo) dell’Autore e la dicitura: “dichiaro che l’opera allegata non deriva da plagio e di essere in possesso di tutti i diritti a esso connessi; ai sensi del d.lgs. 30 giugno 2003 n.196” e “Autorizzo il trattamento dei dati personali in base all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 e all’art. 13 del Regolamento UE 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali.

In allegato dovrà esserci il testo salvato come: “titolo opera” di “nome autore” (con nome dell’autore, il titolo dell’opera e un indirizzo email anche sul frontespizio della prima pagina) e deve essere presentato SOLO in formato elettronico .doc, .rtf, .odt o .docx e, sempre in allegato, la ricevuta del pagamento.
La redazione risponde sempre alla ricezione delle email, in caso di mancata ricezione della ricevuta controllare nello spam.

7) Il vincitore del Premio avrà diritto alla pubblicazione del romanzo in formato CARTACEO nella collana “Avatar”, distribuito nelle librerie online, e in versione DIGITALE nella collana “eAvatar” distribuito su tutti i portali online quali Kobobooks, IBS, Mediaworld, Unilibro, LaFeltrinelli, Biblet, Bol, Bookrepublic, ecc., su Amazon IT, US, UK, DE, FR, ES, JP, CA, IN, MX,  e AppleStore (iTunes).

Riepilogo:

Lunghezza: min 100 max 400 cartelle
Scadenza: 30 aprile 2020
Invio a: kol@kipple.it in formato .doc, .rtf, .odt o docx.
Quota di partecipazione: 15 ogni romanzo

Il maestro dell’ucronia italiana: intervista a Giampietro Stocco

12769537_782002031943214_1671599940_nCiao Giampietro, è un piacere e un onore averti per la prima volta ospite qui sulle pagine virtuali di Kipple Officina Libraria. Oggi parleremo principalmente di Ucronia e fantascienza in Italia. Ma prima di tutto ti andrebbe di parlarci del tuo percorso di autore dalle origini a oggi?

Nasco come autore con Nero Italiano. Un romanzo che ha avuto una gestazione lunga – è stato scritto dal 1996 al 1997 ed è rimasto nel famoso cassetto ad aspettare le tarme fino al 2002-2003, anno in cui l’editore Marco Frilli di Genova si appassionò a questa storia e la diede alle stampe con una curiosa copertina nera che rompeva con il cliché giallo della collana poliziesca da loro inaugurata. Lo definì, Frilli, un “noir”, e fu tra i primi esempi di fantastico italiano etichettato in modo, per così dire, improprio, per sottrarlo a una nicchia, quella fantascientifica, che altrimenti si pensava avrebbe limitato le vendite. Poi la strategia risultò vincente, perché il romanzo vendette bene e continua a farlo, anche nella sua nuova veste digitale, considerando che ha tredici anni.

Nel 2005 fu poi la volta di Dea del Caos, seguito di Nero Italiano e romanzo al quale sono molto attaccato perché fu successivamente drammatizzato in teatro con il supporto di Lorenzo Costa e del Teatro Garage, in due occasioni, la prima a Finalborgo, con una splendida interpretazione della protagonista, e quindi a Genova. Parliamo del 2006. Quindi Figlio della Schiera edito da Chinaski, la curiosa storia di una razza di roditori senzienti che abita il sottosuolo di una Terra postapocalittica, anche se le cose sono un po’ più complicate di così, nel 2007, e quindi il romanzo che a molti è piaciuto di più, Dalle mie ceneri edito da Delos, il primo di un autore italiano nella prestigiosa collana di science fiction, nel 2008. Nel 2010 è arrivato Nuovo Mondo con Bietti, avventura salgariana in un Rinascimento alternativo insieme con Critoforo Colombo e Leonardo da Vinci, e infine nel 2013 La corona perduta con Cordero, altro romanzo ucronico ambientato in un mondo che non ha mai conosciuto Bonaparte imperatore. Con nel mezzo un noir vero, edito da 111 Edizioni, Dolly, nel 2012. E poi racconti pubblicati un po’ ovunque, la verità è che non me lo ricordo più. Ah, sempre nel 2007 insieme con Alessandro Vietti e altri abbiamo dato vita al primo festival fantascientifico genovese, FantasticaMente, con iniziative di vario genere e la riunione di tutto il mondo della sf italiana sotto un unico tetto.

Con romanzi come Nero Italiano e più recentemente il seguito Dea del Caos, così come Nuovo Mondo pubblicato nel 2010, ti sei affermato come uno dei maggiori esponenti dell’ucronia in Italia. Che cosa ti ha spinto ad abbracciare questo genere letterario?

Le infinite possibilità di questo genere. Giustamente si dice che l’ucronia è fantascienza – grazie professor Umberto Rossi! – per l’apertura a 360 gradi, la sospensione dell’incredulità e le mille e mille strade che si prospettano per la fantasia. Insomma, queste sono le ragioni. E ancora ce ne sarebbero altre, come la possibilità di parlare di politica senza litigare troppo, le rivisitazioni sociali, antropologiche…

È vero che le fonti di ispirazione per un’ucronia possono venire anche da contesti inaspettati o ludici?

Certo. Personalmente sono un accanito giocatore di strategici come Europa Universalis e Crusader Kings, in cui tu impersoni un regnante e vai avanti con la tua dinastia. Possono uscire, e sono uscite, linee temporali molto interessanti. Chissà che non si possano sviluppare in romanzo?

Nero Italiano e Dea del Caos raccontano un’Italia dove il fascismo non è mai caduto. Con quali difficoltà deve confrontarsi l’autore quando tratta temi politici tanto importanti quanto delicati come questo?

Bè, anzitutto con se stesso.Ricostruire significa ricercare ed essere spietati anzitutto con se stessi. Errori se ne fanno, bisogna essere in grado di evitarli in futuro. L’ucronico è uno storico a tutti gli effetti: lavora anzitutto a una cronologia e cerca di renderla il più credibile possibile. Poi non è detto riesca a darle forma di romanzo. Turtledove per esempio fa ottime cronologie e pessimi personaggi, Silverberg ottimi personaggi e ottime storie, ma le sue ucronie lasciano per me un po’ a desiderare, Kim Stanley Robinson preferisce sfumare il POD, o punto di divergenza, e poi concentrarsi sul world building, dove eccelle. Io ho cercato di dare nel mio piccolo un quadro un po’ più di cronaca, come se si trattasse di descrizioni giornalistiche. Parlando di Nero Italiano e Dea del Caos, specie il primo romanzo per lunghi tratti è quasi un reportage indiretto di ciò che accade. Qui sono stato facilitato dal mio lavoro. Gli aspetti difficili vengono dopo, quando il romanzo esce ed è sottoposto al giudizio altrui. Non sono mancate le critiche, visto che all’epoca si usciva dritti da una polarizzazione destra-sinistra che poneva tutti gli ucronici in un mazzo nostalgico in cui io mai mi sono riconosciuto. Infatti le ho prese sia a destra, sia a sinistra… Ma sono ancora qui.

La tua produzione letteraria non si limita all’ucronia. Col tuo romanzo Dolly, infatti, hai esplorato anche il noir. Quali sono le differenze principali che hai riscontrato come autore fra la stesura di un romanzo di fantascienza e un thriller?

Un romanzo è un romanzo. Diciamo che il thriller si basa di più sulla trama e sui personaggi come tecnica. Stai più attento a seguire un certo mainstream, specie se l’editore ritiene che tu debba calcare la mano o andarci più piano. Dolly è un romanzo forte, con aspetti da “snuff film”, come ha scritto qualcuno. E qui è di nuovo uscito il gusto di raccontare Genova per immagini, come farebbe il giornalista televisivo che io sono. La fantascienza pone esigenze di rigore simili e a un tempo diverse. La sospensione dell’incredulità funziona in modo molto simile. Nel senso che tratteggiare un serial killer come quello di Dolly ha abbastanza in comune con l’inventarsi un alieno: entrambi così diversi da noi, ma nello stesso tempo così simili.

Ci parleresti del tuo romanzo ucronico La corona perduta?

Accennavo prima: un mondo che non ha conosciuto il bonapartismo perché Napoleone è stato ucciso durante la Campagna d’Italia e dunque la Rivoluzione Francese e tutti i suoi frutti sono rimasti un’idea. Dunque un XX secolo – inizio XXI veramente – aristocratico, con una società spaccata in caste e tanti stati e staterelli in Italia, un Impero su cui non tramonta mai il sole. Però ci sono comunque i grandi temi che conosciamo: l’aspirazione alla libertà, le prigioni visibili e invisibili, gli amori proibiti e quelli leciti. Tutto in un quadro che, come già in Nuovo Mondo, è un grande omaggio a Emilio Salgari, a mio avviso vero gigante della letteratura di genere.

Al di là della carenza di lettori, un fatto divenuto ormai cliché, quali credi che siano i problemi principali che soffocano il mondo della narrativa fantastica italiana?

Le troppe beghe tra autori nel mondo virtuale in primo luogo, ciò che resta di una passione politica che ha suddiviso il campo in fazioni avverse. Il trombonismo di alcuni che ritengono di essere depositari di non si sa bene quale primogenitura culturale; il fighettismo di qualche giovane o ex giovane che tende a costruire conventicole e ci viene a miracol mostrare; le troppe chiacchiere, in assoluto. Va bene che gli autori si confrontino, non va bene che si scontrino per un “like” su FaceBook o si guardino con sospetto se uno non ha aderito a certi movimenti o se non si adagia estasiato su certi luoghi comuni. Non esito a dire di preferire ancora Tau zero di Poul Anderson al ciclo ancillare di Ann Leckie. Il primo per me è un capolavoro a prescindere dalle aspirazioni politiche dei protagonisti del romanzo o dello stesso autore – e lo stesso potrei dire dell’Orson Scott Card del Gioco di Ender; il secondo un guazzabuglio illeggibile. Ecco, dividersi su queste cose e dare patenti di progresso o regresso sulla base di ciò che ci piace è veramente un fascismo – o stalinismo, fai tu – di ritorno, tipico di un Paese come il nostro in cui tanto garbano ancora chiese contapposte, campanili, e sezioni da giovani pionieri, che poi a ben vedere sono la stessa cosa.

Prima di lasciarci, ti andrebbe di parlarci dei tuoi progetti futuri?

Per ora sto dietro a una serie di progetti che potrebbero sfociare in una space opera un po’ diversa. Se son rose fioriranno.

Intervista a cura di Roberto Bommarito.

Trans-Human Express – Il nuovo romanzo di Lukha B. Kremo


Il Presidente degli Stati Uniti d’America perse i sensi una mattina di fine luglio. Quello fu il giorno in cui cominciò la fine.”

Parte sparato Trans-Human Express il nuovo romanzo di Lukha B. Kremo, con una serie di incredibili svarioni dei personaggi più potenti della Terra.

Una strana epidemia si diffonde tra i potenti del mondo: è solo l’inizio di un agghiacciante piano criminale globale.
Luke Pitagora, informatico ed ex detective, viene chiamato a far parte di una commissione per indagare sul fenomeno, ma presto si rende conto che la commissione stessa è sotto controllo. Proseguirà le indagini da solo, con l’aiuto di due fedeli automi.
La chiave è difficile da scovare, perché si trova tra le pieghe della musica…
I tre scopriranno che qualcuno sta comunicando con il passato assicurandosi il “download” delle menti più geniali e decisive della Storia per modificare e sconvolgere la situazione politica attuale.
E ci riuscirà.
Ispirato alla Trilogia degli Illuminati di Robert Anton Wilson, ne risulta un originale thriller internazionale in cui gli elementi di fantascienza tecnologica e cyberpunk s’inseriscono nel filone catastrofista, di cui Sergio Alan D. Altieri rappresenta il maestro in Italia, creando il mosaico di un’Umanità lucidamente folle e in precario equilibrio tra leggi dell’economia e spinta spirituale.
L’autore:
Lukha B. Kremo è autore di romanzi e racconti non solo di fantascienza. Ha diretto la rivista Avatär, vincendo tre Premi Italia Fantascienza. Ha pubblicato racconti su varie antologie tra le quali Supernova Express (2006, Fantanet), Frammenti di una rosa quantica (2008, Kipple) e Avanguardie Futuro Oscuro (2009, Kipple).
Ha pubblicato cd di musica elettronica con lo pseudonimo di Krell e organizzato il progetto  Sonora Commedia.
Dopo Il Grande Tritacarne (2005) e Gli occhi dell’anti-Dio (2008), con Trans-Human Express Lukha B. Kremo è risultato per la seconda volta finalista al Premio Urania Mondadori e si conferma come voce originale della fantascienza italiana.
L’eBook è scaricabile sia in formato ePub che Mobi (Amazon), senza lucchetti elettronici (DRM), sul sito della Kipple.it e presto sarà disponibile in versione cartacea, limitata a 50 copie numerate dall’autore stesso, al prezzo di copertina di 15€ ma, per coloro che lo acquisteranno dal nostro sito, in promozione a 11€.

eBook disponibile su Amazon http://www.amazon.it/Trans-Human-Express-eAvatar-ebook/dp/B009UDTXEC/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1350858997&sr=1-1
e su tutti i portali di eBook.

Questo è il booktrailer, su musica di Krell:

Due segnalazioni per i Premi Kipple

sono uscite nei giorni scorsi sul web. La prima è, in realtà, una recensione di Miriam Mastrovito del romanzo vincitore dell’ultimo Premio Kipple, La pesatura dell’anima, di Clelia Farris, ed è interamente leggibile sul blog di BraviAutori. Un estratto:

“La pesatura dell’anima” si connota così come un romanzo avvincente, in grado di catturare l’attenzione, di affascinare e di intrigare per le sue sfumature gialle ma anche di sollevare questioni di interesse filosofico e di grandissima attualità se si considera che la società civile, in varie parti del mondo, legittima ancora la pena di morte.
A sostenere una trama di spessore, è infine lo stile personalissimo di questa autrice. In un tessuto narrativo caratterizzato da scorrevolezza e raffinatezza, si inserisce una vera e propria lingua creata ad arte che, insieme alle efficaci descrizioni contribuisce a rendere particolarmente credibile l’universo ucronico proposto. Clelia Farris ha, infatti, coniato un vero e proprio dialetto di Dendera e lo ha fatto con grande magistralità. È sorprendente come, grazie a un abile gioco di assonanze e a una sapiente contestualizzazione, i dialoghi resi in un gergo sconosciuto riescano a suonare quasi familiari, al punto da essere del tutto comprensibili anche in assenza di traduzione e di imprimersi con forza nell’immaginario.

L’altra segnalazione è sul numero 133 di Delos, newszine di Fantascienza.com; in particolare, in quest’articolo a firma di Silvio Sosio, viene fatta una panoramica sulle ultime uscite in epub e quindi viene segnalato, con una breve sinossi, Ultima Pelle, il romanzo di Alberto Cola vincitore dello scorso Premio Kipple.

Un sentito grazie agli autori dei due articoli.

Recensione a Palo Mayombe 2011 – Kipple Officina Libraria

[Letto su IlMondoDiEdu]

“Con la difficoltà che mi è propria quando è di scena l’autocitazione, non si può negare che i miei lavori hendrixiani, Rock, Il Vento urla Mary, Palo Mayombe e Ancora il vento piange Mary siano purissima rock horror fiction”.
E se lo dice Arona in persona con una dichiarazione in esclusiva per il nostro saggio “Horror Rock, la musica delle tenebre” allora bisogna credergli sul serio.
Andiamo con ordine: sull’argomento “Rock Horror Fiction” se n’è parlato parecchio sul questo blog. Chi non ha memoria corta sa per certo che gli ultimi romanzi di Mario Gazzola (Rave di Morte) e Luigi Milani (Nessun Futuro) sono tranquillamente ascrivibili a questo genere “di confine” tra la narrativa di genere e l’immaginario rock legato soprattutto alle icone più autodistruttive e tormentate.
“Palo Mayombe” non sfugge a questa categorizzazione mischiando una storia nerissima, quasi esoterica (sia per stile ricco di particolari e simbolismi nascosti che per contenuti) con la vicenda di un giovane chitarrista (uno dei tanti alter ego di Arona) legato in modo maniacale alla figura ombrosa di Jimi Hendrix.
Edito in un primo momento dalla casa editrice Dario Flaccovio, Palo Mayombe è un romanzo che viene riproposto in forma nuova da Kipple Officina Libraria.
La spiegazione ci viene data dallo stesso autore in un’intervista recente sulla rivista on line Knife:
“Palo Mayombe 2011 è in termini cinematografici il remake di quello pubblicato per Flaccovio nel 2004 con qualche elemento in più e soprattutto un nuovo finale connettivista”.
Sul romanzo ci torneremo a breve.
Ma cos’è questo fantomatico culto che tutti hanno sentito nominare ma nessuno conosce davvero? Così lo descrive l’antropologo Andrea Brocchi Modrone sul sito Riflessioni.it:
“Scrivere sul Palo Mayombe è una sfida, la più grande sfida che un uomo possa trovare innanzi. Significa scontrarsi non solo con la Tradizione, dovendola spiegare senza “svelarne” le trame iniziatiche segrete, ma anche scontrarsi con i luoghi comuni, che lo dipingono come pura magia nera condita da sacrifici di sangue e rituali cruenti, e scontrarsi, infine, con la stessa natura del Palo, che è sciamanico e che differisce da “rama” a “rama”, ossia da tradizione a tradizione, perché non esiste un solo modo di vivere/seguire il Palo. Il Palo Mayombe è una tradizione che proviene dal Congo ed è stata portata a Cuba nel triste periodo della tratta degli schiavi. Come la più famosa santeria, o il vudu o altre tradizioni di origine africana trapiantate nella diaspora, ha una struttura sincretica, ossia si è mescolata al cattolicesimo dando origine ad una curiosa mescolanza in cui dietro santi cattolici si vengono a celare antichi spiriti africani. Nel Palo Mayombe questi spiriti sono chiamati Mpungos e sono considerate le manifestazioni del Dio unico Nsambi”.
Danilo Arona, uno che sul lato oscuro della spiritualità umana ha costruito una serie di romanzi unici e indefinibili (“Santanta” ci sta a pennello in questa recensione), non si tira indietro costruendo un romanzo dove forze ancestrali e meta empiriche flirtano con le vicende puramente (e mestamente) terrene dei vari personaggi del libro (strambi, eccessivi, tremendamente “aroniani”) influenzandole in un gioco di specchi e rimandi che sono tipici della narrativa dell’autore di Bassavilla.
Di sicuro “Paolo Mayombe” è uno dei romanzi più complicati ed eterogenei letti da me finora nella sua sconfinata bibliografia. Un coacervo di mefistofeliche atmosfere caraibiche e di desideri prosaicamente umani di possedere la triade occulta che da sempre richiama alla dannazione più pura: sesso, droga e rock’n’roll.
Di sicuro un lettore attento potrà notare che un elemento caratterizzante del romanzo, la mutazione del corpo dettata da una infestazione demoniaca è presente (anche se in forma diversa) in altri suoi illustri libri. Pensiamo all’ “L’Estate di Montebuio” (Gargoyle Books) o al Segretissimo Mondadori “La Croce sulle labbra”.
Il demone che diviene carne e chiede un tributo di morte è uno dei temi principe della letteratura dell’orrore e Arona non ha intenzione di scontrarsi con questa cupa tradizione, costruendo una storia dove musica e desideri inconsci, squallore terreno e visioni paranormali, sesso e morte, ritagliano un affresco atipico e per questo affascinante.
Perché come scrive Gary Herman in “Rock Babilonia” (tra l’altro tradotto proprio da Arona nel 2004) :”Il Rock’n’Roll è il simbolo dei sogni più segreti dei giovani e scava nell’abisso vergognoso tra i sessi”.
Il sesso diviene il grande livellatore delle vicende umane, nella disperata e mai appagata ricerca del successo e dell’immortalità. La vita che va oltre la vita, quindi la morte. Il Rock che divora i suoi figli (la copertina del libro è eloquente in tal senso).

Il nuovo romanzo di Clelia Farris

Clelia Farris è la vincitrice del premio Fantascienza.com nel 2004 con l’acclamato romanzo “Rupes Recta” (Delos), giunto alla terza ristampa, che è stato uno dei romanzi italiani più apprezzati: originale, brillante, innovativo, affascinante, emozionante.
Ha pubblicato diversi racconti su Fantasy Magazine e Robot e nel 2009 ha ottenuto con “Nessun uomo è mio fratello” un nuovo prestigioso riconoscimento vincendo la prima edizione del Premio Odissea (Delos). Nel 2010 ha vinto il Premio Kipple con questo “La pesatura dell’anima”, già disponibile da qualche giorno in eBook e adesso uscito in cartaceo nella collana “Avatar” della Kipple.

In un Egitto minacciato dalla desertificazione, i Movimentisti si ribellano al tradizionale attaccamento alle Due Terre degli Stanziali. I movimenti centrifughi sono presenti anche nella politica e nella religione, dove i Mitriaci combattono l’ortodossia della Religione tradizionale.
In questo scenario i Sette (un gruppo elitario di Giudici, in contatto con l’Aldilà), si rende conto di aver sbagliato un verdetto di condanna a morte per un misterioso infanticidio. Le conseguenze saranno pesanti, il loro patto con il Regno dei morti vacillerà e la situazione sarà aggravata da un nuovo omicidio.
Disponibile all’acquisto sul sito Kipple.

Un gioiellino da non perdere assolutamente, in modo particolare per chi ama le ucronie, lo steampunk e i misteri dell’antico Egitto.