Su VerdeRivista è possibile leggere un racconto di Lukha B. Kremo, il nostro editore che ha recentemente vinto il Premio Urania; occasione ghiotta per conoscerlo, quindi, posto il fatto che ci sia ancora in giro qualcuno nell’ambito del Fantastico italiano che non lo conosca… Di seguito, l’incipit:
Voglio condividere questa cosa con voi, una cosa che è più di una storia erotica.
Dico “condividere” perché è una parola abusata, e l’abuso ha sempre un suo fascino.
Condivido con voi il desiderio irrefrenabile di sperimentare, soprattutto misurare i limiti fisici. E andare a vedere là dove il corpo non può più, è esausto, esanime, vinto, questa è sempre una curiosità intrigante.
Quando ho scoperto quello che mi scaturiva il desiderio più insolente, non mi ero nemmeno accorto di che natura fosse. Nasceva in me come un demonietto assetato, ma l’avevo scambiato per uno sfizio, un gusto particolare, una botta di fantasia. Non sapevo nemmeno avesse un nome.
Con il tempo, mi sono accorto che la mia vita stava cambiando, che le mie giornate erano dettate da quella che si chiama ossessione. Nelle pause m’informavo su internet, la sera cercavo i luoghi, di notte la praticavo.
Ossessione sì, ma io non avevo ancora capito che si trattasse di qualcosa di più oscuro, enigmatico, e soprattutto che rientrasse nella sfera sessuale.Se vi racconto che da piccolo mi piaceva giocare al dottore vi viene da ridere perché probabilmente piaceva a tutti. Avere la scusa per toccare un po’ qua e là il corpo di un’altra o un altro, o meglio, sdraiarsi e farsi toccare a piacimento. Ecco, è questo il punto, distendersi e lasciare il proprio corpo in balia del tocco. Una cosa che piace a tutti, ma poi quando si diventa grandi si scopre qualcosa di meglio, si va dritti al punto, si trovano posizioni strane, vestiti bizzarri, materiali stuzzicanti e situazioni imbarazzanti.
Oppure si continua, come me. Si cerca un ragazzo o una ragazza che faccia il dottore e ci si lascia curare. Io ho trovato questa dottoressa che fa degli interventi eccezionali. Insomma, anch’io non sono più un bambino, e non mi basta più “giocare al dottore”. Siamo grandi e facciamo le cose sul serio.