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Il demone di carta, la letteratura di genere in Italia e il futuro: intervista a Luigi Milani

Ciao Luigi, è un piacere averti ospite qui sulle pagine virtuali di Kipple Officina Libraria. Per chi ancora non ti conoscesse, ti andrebbe di iniziare illustrandoci il tuo percorso letterario?

LM: Ciao Roberto, per me è un grande onore comparire sulle pagine di questo blog, da sempre tra i miei preferiti. Ho cominciato a scrivere una ventina d’anni fa, spinto e direi soprattutto confortato dai consigli di amici preziosi come Francesco Costa, Luciano Tas e Lia Levi.

La mia prima raccolta di racconti, Memorie a perdere, risale al 2009. Nel corso degli anni ho pubblicato alcuni romanzi e parecchi racconti, cercando di spaziare il più possibile tra i vari generi letterari: noir, mistery, sovrannaturale, horror e fantascienza, senza disdegnare la denuncia sociale, come nel romanzo «Ci sono stati dei disordini».

Negli ultimi anni ho scritto alcuni romanzi brevi tra l’horror e il noir in coppia con l’amica Alexia Bianchini, mentre l’ultimo libro, pubblicato dalle Edizioni Nero Press è «Solo il mare intorno», firmato assieme a Danilo Arona e Angelo Marenzana.

Di cosa parla «Il demone di carta»?

LM: Una storia d’amore finita male getta il giovane protagonista, tecnico in uno studio d’animazione, nella disperazione più nera: entrato in contatto con un famoso fumettista, si lascia coinvolgere nei deliri di quest’ultimo, convinto assertore della reale esistenza dei suoi terribili universi a fumetti. E chissà che le cose non stiano davvero come sostiene l’artista…

Come nasce l’idea del racconto?

LM: Difficile identificare l’idea di partenza. Direi però che sono stato certamente influenzato dalla lettura del Dylan Dog di Tiziano Sclavi e anche della novella «Doppio sogno» di Arthur Schnitzler. Ma direi che, riferimenti a parte, a volte è difficile resistere all’impulso di scrivere, e ti ritrovi nella condizione di dover quasi obbedire a un’urgenza interiore insopprimibile. Non a caso la prima stesura del racconto è stata scritta di getto, in una sola sessione di lavoro.

Tre aggettivi per descrivere «Il demone di carta».

LM: Inquietante, avvincente, divertente

Qual è secondo te il problema maggiore che caratterizza l’editoria italiana per quanto riguarda la letteratura di genere?

LM: Guarda, il problema principale a mio avviso è una certa tendenza all’autoreferenzialità. Nel senso che autori ed editori di genere tendono, più o meno consciamente, a rinchiudersi in una sorta di nicchia rigorosamente chiusa al mondo esterno. Inoltre le uscite librarie, le presentazioni e i vari festival letterari spesso rafforzano questo tipo di atteggiamento, che non porta nuovi lettori né giova in generale alla diffusione della letteratura di genere. In particolare, le presentazioni di libri tendono a essere frequentate – tra l’altro pochino, diciamocelo: questo tipo di evento credo abbia fatto il suo tempo – sempre dalle stesse persone: amici, parenti, addetti ai lavori.

Come vedi il futuro della letteratura di genere in Italia?

LM: Non voglio certo fare il menagramo, anche perché anch’io spesso scrivo letteratura di genere, ma ti confesso che non lo vedo particolarmente roseo: com’è noto, la lettura in Italia ormai è precipitata sotto il livello di guardia, compressa com’è tra molteplici fonti di distrazione: gli onnipresenti social network, i serial televisivi e il Web. Diciamocela tutta: ormai leggere è divenuta un’attività residuale, e la letteratura di genere alla fine è diventata una nicchia nella nicchia. Quindi, a meno di non cercare di superare gli steccati di genere, aprendo la strada a contaminazioni tra generi diversi e differenti forme espressive, credo ahinoi che la strada per la letteratura – non solo di genere, si badi bene – si prospetti decisamente in salita.

A volte poi – ne parlavo proprio pochi giorni fa con un’amica editor – si ha quasi l’impressione che ci siano più eventi letterari che lettori…

Prima di lasciarci, ci forniresti i link utili ad acquistare «Il demone di carta» e a seguire le tue attività di autore?

LM: Volentieri. «Il demone di carta» può essere acquistato a questo link http://www.graphe.it/ildemonedicarta. Per seguire invece le mie attività da autore il punto di riferimento ormai da diversi anni è il mio blog False Percezioni.

La letteratura di genere in Italia e gli esordienti: un’intervista ad Alexia Bianchini

Dopo le interviste a Dario Tonani e Umberto Rossi, oggi è il turno di Alexia Bianchini: scrittrice, editor e curatrice. 

Ciao Alexia. Benvenuta sul blog di Kipple Officina Libraria. Che ne diresti, per chi non ti conoscesse ancora, di raccontarci chi sei?
Sono una sognatrice, una visionaria. Odio l’incoerenza e la cattiveria gratuita. Amo la scrittura, i telefilm e i film di sci-fi. Adoro i romanzi storici e di genere.
Spesso si sottolinea come la narrativa di genere italiana abbia un pubblico di nicchia e venda poco. Forse, però, le cose sono un po’ più complesse di così. Piccole realtà editoriali emergenti come Kipple Officina Libraria e La Mela Avvelenata sembrano infatti dimostrare che in realtà un mercato per la letteratura fantastica esiste anche qui da noi. Qual è la tua opinione riguardo al presente e al futuro del fantastico in Italia?
Stiamo sfondando un muro con le mani, ma sono propositiva. Dobbiamo solo imparare a non classificarci troppo, perché il lettore inesperto si blocca davanti a termini che non conosce. Sono pochi i curiosi. Infatti ci sono autori italiani che pubblicano con grandi CE e che, guarda caso, non si trovano nelle collane più consone, ma nella narrativa. Non sarà mica un trucchetto?
La Mela Avvelenata non è estranea al connettivismo. Fra i titoli che offre spicca infatti anche Ancient Name di Sandro “Zoon” Battisti, un racconto intrigante che narra le vicende di un party esclusivo caratterizzato dalle “regalie sessuali di splendide postumane”. I titoli non si limitano però solo alla fantascienza, ma includono pure il fantasy e l’horror. All’estero l’horror, grazie ad autori del calibro di Stephen King, è uno dei generi che riscontra più successo. Qual è la situazione dell’horror rispetto agli altri generi qui nel nostro Paese?

All’estero sono gli autori di fantasy, sci-fi e horror ad avere maggior successo. In Italia tendiamo ancora a ghettizzare, lo vedo anche dagli sguardi strani delle persone quando dico che scrivo horror cyberpunk, o ucronie. Rimangono sorpresi che una “mamma” scriva “certe cose”! Ma vale anche per l’erotico… se scrivi letteratura hard, allora hai di sicuro certe propensioni… Vallo a spiegare che uno scrittore di horror non è un serial killer.
Purtroppo in Italia sembra vadano per la maggiore situazioni kafkiane, storielle di provincia, pseudo tragedie interiori, vittimismo allo stato puro… eppure i film horror e di fantascienza hanno successo, forse bisognerebbe educarli da piccoli, e far cambiare metodo ai professori.
Tempo fa lessi su Facebook di un ragazzo arrabbiato con la sua insegnante perché sul libro di antologia c’era un racconto di Fredric Brown, e l’insegnante ne era rimasta sdegnata, sottolineando che non capiva come mai avessero inserito “quella roba” nel libro. Mentalità ristretta? Oppure è misera conoscenza?  
Quali sono le difficoltà maggiori a cui va incontro una piccola casa editrice?
Molti scrittori non conoscono la vera realtà editoriale, e sperano di riempire le vetrine, persino quando hanno a che fare con noi, che siamo digitali. Altri invece fanno fatica ad accettare l’editing. Ma se non acconsentono di lavorare al fianco di un editor, allora non possono pubblicare con noi.
In qualità di direttore editoriale hai spesso a che fare con gli autori emergenti. Quali sono gli errori più comuni che un autore emergente dovrebbe evitare?
A parte molti errori nel testo, che infatti abbiamo raccolto in un manuale per aiutare gli autori alle prime armi, bisognerebbe interfacciarsi con un editore con tranquillità. Mandare il testo e attendere che siano loro a valutarti, evitando di auto elogiarsi, o far presente che ad amici e a parenti è piaciuto un sacco!
Anche quest’anno Kipple Officina Libraria ha indetto il bando del Premio Short Kipple, un premio sempre più importante nell’ambito della fantascienza italiana, che fra l’altro – per chi volesse partecipare – scadrà il 1° gennaio 2014. Anche La Mela Avvelenata ha indetto vari concorsi. A parte i concorsi letterari, quali altre vie dovrebbe percorrere secondo te un autore emergente per riuscire ad affermarsi?
Prima di tutto dovrebbe imparare a rileggere moltissime volte il testo, poi, un buon esercizio, è il riadattamento. A volte dover tagliare a metà un testo, per adattarlo a un concorso, insegna molte cose. Invece molti autori trattano i loro testi come reliquie.  
È stato un piacere averti ospite qui, Alexia. Ti ringrazio per l’intervista e ti faccio un grosso in bocca al lupo!
Grazie a voi per la chiacchierata!

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