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Le 6 regole per scrivere bene di George Orwell

George Orwell, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in passato nell’articolo “Orwell contro Huxley. Una terribile verità?“, non ha di certo bisogno di presentazioni. Con il suo romanzo 1984 – e grazie anche al reality show Grande Fratello (Big Brother) – è divenuto famoso non solo fra gli amanti della letteratura di genere e non, ma anche fra la gente che normalmente non bada troppo ai libri. “Orwelliano” è ormai uno dei termini preferiti dai media.
Oggi vi presentiamo le sue sei regole di scrittura. Regole molto concise ma non per questo meno valide. E, per chi se le fosse perse, ecco anche le regole di Stephen King, Chuck Palahniuk, Joe Lansdale, Neil Gaiman e Kurt Vonnegut.
  1. Non usate metafore, similitudini o altre figure retoriche che siete abituati a vedere sui giornali.
  2. Non usate una parola lunga quando è possibile usarne una corta.
  3. Se è possibile tagliare una parola, tagliatela sempre. 
  4. Non usate il passivo quando potete usare la forma attiva.
  5. Non usate una frase straniera, un termine scientifico o una parola gergale quando è possibile pensare a un termine equivalente nell’inglese comune. 
  6. Violate ognuna di queste regole piuttosto che scrivere qualcosa di barbaro.

Le otto regole di scrittura creativa di Neil Gaiman

La scorsa settimana abbiamo letto l’intervista di Neil Gaiman al Re dell’horror Stephen King. Queste che leggeremo oggi sono invece le otto regole di scrittura creativa che l’autore di successi come Coraline, Mirror Mask e i fumetti del ciclo Sandman ha voluto condividere con i suoi fan.
1. Scrivi.
2. Metti una parola dietro l’altra. Trova la parola giusta, scrivila.
3. Finisci ciò che stai scrivendo. Anche se hai altro da fare, finisci, finisci.
4. Mettilo da parte. Poi leggilo facendo finta di non averlo mai letto prima. Fallo vedere ad amici di cui rispetti il giudizio e a cui piacciono cose del genere.
5. Ricordati: quando qualcuno ti dice che qualcosa non va o a suo parere non funziona, ha quasi sempre ragione. Quando ti dice esattamente cos’è che non va secondo lui e come dovresti aggiustarlo, ha quasi sempre torto.
6. Aggiusta ciò che hai scritto. Ricorda che affinché tu possa eventualmente raggiungere la perfezione, dovrai lasciar stare, passare ad altro, cominciare a scrivere un’altra cosa. La perfezione è come inseguire l’orizzonte. Non smettere mai di muoverti.
7. Ridi delle tue battute.
8. La regola principale della scrittura è che, se hai abbastanza sicurezza e fiducia, puoi fare tutto quello che ti pare. (Questa potrebbe essere una regola sia per la vita che per la scrittura. Ma per la scrittura funziona davvero.)

Le 9 regole di scrittura di Joe Lansdale

Continua sul blog di Kipple la serie dedicata ai consigli di scrittura dei più importanti scrittori di fantascienza e non. Dopo quelle di Heinlein, Vonnegut e Palahniuk, oggi vi presentiamo le regole di uno scrittore che, seppur non essendo strettamente un autore di fantascienza, ha in alcuni casi – come con Il giorno dei dinosauri – fatto un’incursione nel genere.
Ecco le nove regole, tradotte da Faber Zerotre, di Joe Lansdale:
1. Leggi tanto. 
2. Scrivi con costanza. 
3. Se ti è possibile abbi un tempo fisso per lavorare. 
4. Se non puoi averlo, trova il metodo che ti si adatti. 
5. Dimenticati l’ispirazione. Sei tu la tua musa. Se scrivi la musa si rinforza e arriva ogni giorno. 
6. Ciò detto, alcuni giorni sono meglio di altri, ma anche i giorni che non ti va bene come negli altri, qualche volta sono migliori di quello che ti saresti atteso. Questo ti riporta ai punti 2 e 3.
7. Finisci ciò che scrivi. Qualche volta puoi rimuginare altri progetti per quando il tempo te li permetterà, ma abbi un progetto principale e finiscilo. Se fai una verifica a fine anno e ti trovi con un assortimento di frammenti incompleti, probabilmente qualcosa è andato storto. 
8. Ricordati che non è quanto a lungo lavori o quanto bene lo fai. Meglio avere un obiettivo piccolo che puoi portare avanti giorno per giorno che non un progetto troppo grande che ti darà solo frustrazioni e delusioni costantemente. 
9. Non permettere ad alcuna regola di governarti. Eccetto quella del leggere e dello scrivere. Buona fortuna.

Chuck Palahniuk: le regole per scrivere bene

Una settimana fa abbiamo illustrato le otto regole di Kurt Vonnegut per scrivere narrativa breve. Oggi illustreremo invece altre regole, questa volta di un autore che, pur non essendo esclusivamente un autore di fantascienza, ha abbracciato almeno in un’occasione il genere con il suo ottimo romanzo Rabbia: Chuck Palahniuk. 
La parola all’autore:
Vent’anni fa, a Natale, camminavo con un’amica nel centro di Portland. I grandi magazzini: Meier&Frank… Fredrick&Nelson… Nordstroms… le loro grandi vetrine mostravano tutte un’unica semplice scena: un manichino o una bottiglia in mezzo alla neve finta. Ma le vetrine di J.J. Newberry, dannazione!, erano strapiene di bambole e decorazioni e spatole e set di cacciaviti e cuscini, aspirapolvere, stampelle di plastica, gerbilli, fiori di seta, caramelle – insomma, avete capito. Ogni singolo oggetto era prezzato con un tondo cartoncino rosso-sbiadito. Passandoci accanto, la mia amica Laurie guardò attentamente e disse: «La loro filosofia per allestire vetrine deve essere: “Se la vetrina non va ancora bene, mettici più roba”». Fece il commento giusto al momento gusto, e se lo ricordo ancora dopo vent’anni è perché mi ha fatto ridere. Le altre, graziose vetrine… sono sicuro che fossero eleganti e raffinate, ma proprio non ricordo com’erano allestite. Per questo articolo, il mio obiettivo è metterci più roba possibile. Fare una specie di calza natalizia di idee con la speranza che qualcosa risulti utile. O impacchettare un regalo per i lettori infilandoci caramelle e uno scoiattolo e un libro e qualche giocattolo e una collana, sperando che la varietà sia sufficiente a garantire che vi sia qualcosa di totalmente stupido ma anche qualcosa di perfetto.
1. Due anni fa, il primo di questi saggi che scrissi riguardava il mio metodo di scrittura a “timer da cucina”. Non hai mai letto questo saggio, ma ecco il metodo: quando non ti va di scrivere, imposta un timer da cucina su un’ora (o mezz’ora) e siediti a scrivere finché il timer non suona. Se ancora non ti va di scrivere, sarai comunque libero in un’ora. Ma di solito, non appena il timer suona, sarai così coinvolto e divertito dal lavoro che continuerai. Al posto del timer, puoi azionare una lavatrice o una lavastoviglie e usarle come cronometro. Alternare all’impegno della scrittura il lavoro ripetitivo di queste macchine ti darà le pause necessarie per le nuove idee e le intuizioni di cui hai bisogno. Se poi non sai come continuare la storia… pulisci il bagno, cambia le lenzuola, per amor del cielo!, spolvera il computer. Arriverà una idea migliore.
2. Il tuo pubblico è più intelligente di quanto immagini. Non aver paura di sperimentare nuove forme narrative e temporali. La mia personale teoria è che i lettori di oggi disdegnano molti libri non perché questi lettori siano più stupidi di quelli del passato, ma perché sono più intelligenti. Il cinema ci ha resi molto sofisticati riguardo alla narrazione. Il tuo pubblico è più difficile da shockare di quanto tu possa immaginare.
3. Prima di sederti a scrivere una scena, ripassala più volte a mente così da conoscere lo scopo di quella scena. A quali scene precedenti si salderà? Che cosa disporrà per quelle successive? Come porterà avanti il tuo plot? Mentre lavori, guidi, fai ginnastica, tieni a mente solo questa domanda. Prendi nota delle nuove idee. E soltanto quando avrai deciso lo scheletro della scena, siediti e scrivilo. Non metterti davanti a quell’impolverato e noioso computer senza avere qualcosa in mente. Non sfiancare il tuo lettore con una scena in cui succede poco o niente.
4. Sorprenditi. Se riesci a portare la storia – o se la storia porta te – in un posto che ti stupisce, allora potrai sorprendere il tuo lettore. Nel momento in cui riesci a vedere chiaramente una sorpresa, lì ci sono delle possibilità e così sarà per il tuo sofisticato lettore.
5. Quando sei bloccato, torna indietro e leggi le prime scene, cerca personaggi dimenticati o dettagli da riutilizzare come assi nella manica. Quando ho finito di scrivere Fight Club, non avevo idea di cosa fare con il palazzo degli uffici. Ma rileggendo la prima scena, trovai delle note su come mescolare la nitroglicerina con la paraffina e su quanto non fosse un metodo sicuro per farne un esplosivo al plastico. Questa sciocchezza (non ho mai avuto nulla a che fare con la paraffina) fu il perfetto asso nella manica da tirare fuori alla fine per salvare il culo alla mia storia.
6. Usa la scrittura come scusa per organizzare una festa a settimana, anche se chiamerai quella festa “workshop”. Ogni volta che passi del tempo tra persone che valorizzano e sostengono la scrittura, bilancerai tutte le ore che trascorri da solo scrivendo. Anche se un giorno piazzerai il tuo libro, nessuna somma di denaro potrà ricompensarti di tutto il tempo trascorso da solo. Quindi, prenditi un anticipo sulla paga, fai della scrittura una scusa per stare in mezzo agli altri. Alla fine della tua vita, credimi, non vorrai guardare indietro per assaporare i momenti in cui sei stato solo.
7. Accetta l’Ignoto. Questo piccolo consiglio viene da un centinaio di persone famose, da Tom Spanbauer a me e ora a te. Più a lungo permetti alla tua storia di prender forma, migliore sarà la forma che avrà. Non forzare né affrettare la fine di una storia o di un libro. Tutto ciò che devi conoscere è la scena successiva, o poche scene successive. Non devi conoscere ogni momento fino al finale. Se così fosse, scrivere sarà noioso da morire.
8. Se hai bisogno di più libertà per la storia, bozza dopo bozza, cambia il nome dei personaggi. I personaggi non sono reali, e non sono te. Cambiandone arbitrariamente i nomi, puoi trovare la distanza di cui hai bisogno per tormentare veramente un personaggio. O peggio, eliminarlo, se è ciò di cui la storia ha bisogno.
10. Scrivi il libro che vorresti leggere.
11. Fatti le foto per la bandella ora che sei giovane. E tieniti i negativi e i diritti.
12. Scrivi di cose che davvero ti fanno arrabbiare. Sono le uniche cose di cui vale la pena scrivere. Nel suo corso, chiamato “Scrittura pericolosa”, Tom Spanbauer sottolinea che la vita è troppo preziosa per passarla a scrivere storie noiose e convenzionali con le quali non hai nessun legame. Ci sono tante cose di cui Tom ha parlato ma ne ricordo solo mezza: l’arte della “manomissione”, che non so spiegare, ma ho capito che ha a che fare con la cura che ci metti per emozionare un lettore attraverso i passaggi di una storia; e la “sous conversation” che penso indichi il messaggio nascosto e sepolto sotto l’evidenza. Poiché non sono a mio agio nel descrivere cose che ho capito a metà, Tom ha deciso che scriverà un libro sul workshop e le sue idee.
13. Un’altra storia di vetrine natalizie. Quasi ogni mattina faccio colazione nello stesso locale e questa mattina un uomo stava decorando le finestre con disegni natalizi. Un pupazzo di neve. Fiocchi di neve. Campane. Babbo Natale. Se ne stava sul marciapiede, dipingendo nel freddo gelido, col fiato fumante, alternando pennellate e rullate di differenti colori. Nel locale, i clienti e i camerieri lo osservavano stendere vernice rossa, bianca e blu al di fuori delle grandi finestre. Dietro di lui la pioggia intanto era diventata neve, spinta di traverso dal vento. I capelli del pittore erano di tutte le sfumature di grigio e la sua faccia pigra e rugosa come il culo vuoto dei suoi jeans. Tra un colore e un altro, si fermava a bere qualcosa da un bicchiere di carta. Qualcuno, guardandolo dall’interno, disse – tra un uovo e un toast – che era triste. Probabilmente, disse questo cliente, l’uomo era un artista fallito. Probabilmente c’era del whisky dentro il bicchiere. Probabilmente aveva lo studio pieno di dipinti mal riusciti e ora per vivere faceva decorazioni per ristoranti da quattro soldi e vetrine di alimentari. Davvero triste, triste, triste. Questo pittore continuava a mettere i colori. Prima tutto il bianco “neve”. Poi qualche passata di rosso e verde. Poi qualche linea che dava forma ai colori in calze natalizie e alberi. Un cameriere che girava fra i tavoli versando caffè alle persone, disse: “È così preciso. Vorrei saperlo fare anch’io…”. E per quanto potessimo provare invidia o compassione per quel tizio nel freddo, lui continuava a dipingere. Aggiungendo dettagli e strati di colore. E non so quando accadde, ma a un certo punto lui non c’era più. Le immagini stesse erano così ricche, riempivano la vetrina così bene, i colori erano così vividi, che il pittore se ne andò. Che fosse un fallito o un eroe. Sparì, andato chissà dove e tutto ciò che vedevamo era il suo lavoro.

Kurt Vonnegut: le otto regole per scrivere un racconto breve

Fate in modo che i vostri lettori non pensino di aver sprecato tempo per leggervi. Questo è uno dei consigli di Kurt Vonnegut (1922 – 2007) su come scrivere un racconto breve, forse il più essenziale. Mattatoio n.5; La colazione dei campioni; e Dio la benedica, Mr Rosewater o perle ai porci sono alcuni dei romanzi più noti dell’autore. Ma Vonnegut ha saputo eccellere anche nel campo della narrativa breve, anche grazie all’immediatezza del suo stile che vuole essere essenziale per comunicare l’essenziale, come possiamo ammirare ad esempio nella raccolta Guarda l’uccellino pubblicata postuma nel 2009 (in Italia solo nel 2012 da Feltrinelli). 
Seguono tutte le otto regole di Vonnegut, che potete sentire pronunciate da lui stesso cliccando qui. Come sempre in questi casi, uno può essere d’accordo con tutti o nessuno dei consigli. In ogni modo servono però a riflettere.
  1. Fate in modo che i vostri lettori non pensino di aver sprecato tempo per leggervi. 
  2. Date al lettore almeno un personaggio per cui possa fare apertamente il tifo. 
  3. Ogni personaggio che si rispetti deve volere qualcosa, fosse anche solo un bicchiere d’acqua.
  4. Ogni frase deve fare una di queste due cose: rivelare un personaggio o portare avanti l’azione.
  5. Iniziate la narrazione il più possibile vicino alla fine.
  6. Siate sadici. Non importa quanto sia dolce, amabile e simpatico il protagonista del vostro racconto: fategli accadere cose terribili, in modo che il lettore possa vedere di che è pasta è fatto.
  7. Scrivete pensando di essere graditi a un lettore solo. Se si pensa di poter piacere a tutti, non si piacerà a nessuno.
  8. Date al lettore più informazioni possibili, il più presto possibile. Al diavolo la suspense. I lettori devono avere una completa comprensione di ciò che accade, del quando e del perché. Dategli l’impressione che potrebbero aver scritto loro stessi la vostra storia, con facilità.

"Le cinque regole per scrivere" di Robert A. Heinlein più una

Cinque sono le regole di Robert A. Heinlein, uno dei più grandi scrittori di fantascienza del secolo passato. Cinque “regole per scrivere” semplici e dirette, ma non per questo meno importanti. Anzi, la prima di queste regole – Devi scrivere – è forse la regola più spesso ignorata, ma la più fondamentale, dagli aspiranti scrittori. A volte si rischia di parlare troppo del libro che si vorrebbe scrivere, esaurendo così tutte le proprie energie invece di concentrarle sul foglio. Heinlein ci ricorda giustamente che le storie non si scrivono da sole.
Ecco le cinque regole dell’autore statunitense, apparse la prima volte nel saggio “On the Writing of Speculative Fiction” del 1947:
  • Devi scrivere
  • Devi finire quello che scrivi
  • Devi trattenerti dallo riscrivere, tranne che per ordini editoriali
  • Devi mettere l’opera sul mercato
  • Devi mantenere l’opera sul mercato finché è venduta
Certo, così come ogni altro set di regole per lo scrittore, anche queste sono utili e inutili allo stesso tempo: scrittori diversi usano regole diverse. E ognuno ha il proprio modo di interpretare queste regole. Come Robert J. Sawyer, ad esempio, che nel suo blog non solo ci spiega in dettaglio la sua interpretazione delle cinque regole di Heinlein, ma ci propone un sesto punto tutto suo: Finito di scrivere una storia, inizia subito a lavorare su un’altra.