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George Orwell: vita, motivazioni e fantascienza riassunti in uno stupendo video animato

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Il video che vi mostriamo oggi spiega cosa motivava le opere di George Orwell, sottolineando anche l’importanza che l’autore ha nel contesto odierno. Il video, intitolato semplicemente George Orwell, fa parte di una serie pubblicata su YouTube da The School of Life che illustra la vita di autori come Franz Kafka, Albert Camus, Leo Tolstoy e molti altri. La narrazione è dell’autore Alain de Botton. Buona visione!

Le lettere di rifiuto ricevute da George Orwell, Stephen King e altri giganti della letteratura

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Quando si parla di autori che hanno segnato la storia della letteratura come George Orwell e Herman Melville, o che continuano a farlo come Stephen King, spesso ci si dimentica che una volta anche loro erano autori in cerca di un editore disposto a pubblicarli. George Orwell fu fortunato: la sua lettera di rifiuto fu educata e rispettosa. Ma altri autori hanno spesso incassato dei rifiuti tutt’altro che simpatici. Seguono quelli ottenuti da Orwell per La fattoria degli animali, divenuto uno dei classici della letteratura mondiale, e quello ottenuto dal Re dell’horror per il suo primo romanzo Carrie. Quello di Moby DIck ricorda invece alcune logiche di mercato molto attuali, mentre uno dei peggiori rifiuti è senza dubbio quello ottenuto da Sylvia Plath.

George Orwell, La fattoria degli animali:

«Concordiamo che sia un notevole scritto, che la favola è trattata con grande abilità e che la narrazione di per sé mantiene vivo l’interesse: qualcosa che pochi autori sono riusciti a raggiungere, da Gulliver in poi. Tuttavia, non siamo convinti (…) che questo sia il giusto punto di vista da cui criticare l’attuale situazione politica. (…) I suoi maiali sono molto più intelligenti degli altri animali, e perciò sono i più qualificati per gestire la fattoria – in realtà, non ci sarebbe potuta essere alcuna Fattoria degli Animali senza di loro: quindi, qualcuno potrebbe sostenere che serva non più comunismo ma più maiali dotati di più senso civico. Sono molto dispiaciuto, perché chiunque pubblichi questo romanzo avrà naturalmente l’opportunità di pubblicare i suoi lavori futuri: e ho molta considerazione per i suoi lavori, perché lei è un esempio di scrittura di fondamentale integrità.»

Herman Melville, Moby Dick:

“Primo, per sapere: deve essere proprio una balena? Capisco che sia un ottimo espediente narrativo, per certi versi addirittura esoterico, ma vorremmo che l’antagonista avesse un aspetto potenzialmente più popolare tra i giovani lettori. Per esempio, il Capitano non potrebbe essere in lotta con la propria depravazione verso giovani e magari voluttuosi signorine?”

Sylvia Plath, La Campana di vetro:

“Miss Play ha dimestichezza con le parole e un occhio attento per le cose inusuali e i dettagli vividi. Ma forse, ora che si è disfatta di questo libro, la prossima volta userà il suo talento più efficacemente. Dubito che a qualcuno mai venga in mente di leggere questo libro, quindi potrebbe avere una seconda possibilità.”

Molto concisa invece quella di rifiuto per Carrie ricevuta da Stephen KIng:

“Non siamo interessati alla fantascienza distopica. Non vende.”

Esponenti di Kipple Officina Libraria a Orwell 2016, domani 20/02 a Roma

Il Grande Fratello e i Pink Floyd cosa hanno in comune? Sapevate che quello che avviene oggi era già stato previsto? Avete mai sentito parlare di: Distopia, Orwelliano, Controllo delle Masse, Pensiero Unico, Condizionamento 12669646_950218988401707_4306190028517274576_nMentale? Conoscete le reali differenze fra maiali, pecore e cani?
Per la prima volta in Italia un evento dedicato a George Orwell da ogni possibile punto di vista: Cinematografico, Musicale, Letterario, Visuale e Teatrale. Ci vediamo lì?

Programma completo (qui l’evento su FaceBook):
17:30 * ORWELL NELL’IMMAGINE *
Mostra di opere, copertine e iconografia ispirate a Orwell (con opere originali di Giampaolo Atzeni, Fernando Di Nucci, Paolo Torella, Guido Laudani, Viviana Mauriello e Lucio Fabale)

17:30 * ORWELL NEL CINEMA *
Proiezione del film: “Orwell 1984”

19:30 * ORWELL NELLA LETTERATURA *
Orwell: distopia o premonizione? Eredità e influenze sull’immaginario
Sandro Battisti (editor e autore di Kipple): Huxley e Orwell: la fantascienza sociologica come chiave per interpretare l’Europa del 21o secolo: condizionamenti e droghe di massa
Alessio Brugnoli (autore di Kipple): Bradbury e Orwell: oscurantismo e sublimazione
Emmanuele Jonathan Pilia: L’architettura e la tecnologia di Regime
Carlo Roberti: Grande Fratello su Grande Schermo: Orwell al cinema
Vittorio Varano: Analisi del pensiero Orwelliano e fondamenti filosofici tra catastrofismo e complottismo
Pier Luigi Manieri: Da Brazil a V – per vendetta. Totalitarismi e immaginario
(Modera Pier Luigi Manieri)
Reading del Decalogo da “La Fattoria Degli Animali” e reading delle Regole della Società di “1984”
Libreria distopica

20:45 * ORWELL NEL CINEMA *
Proiezione del film: “La Fattoria degli Animali”
Propaganda Cartoon: rassegna di cartoni animati di regime degli anni ’30-’40

21:00 * ORWELL NELLA MUSICA ROCK *
Selezione di Musica Rock ispirata ad Orwell
22:30 * Esecuzione integrale di ANIMALS *
il capolavoro ORWELLIANO dei PINK FLOYD, da parte dei LAB70 il gruppo che meglio di tutti ha saputo ricostruire il concept album del 1977. A seguire, i LAB70 eseguiranno alcuni classici dei Pink Floyd, concludendo l’evento Orwell 2016

ORWELL 2016
Sabato 20 febbraio 2016
DEFRAG
Via delle Isole Curzolane 75 – Roma

George Orwell spiega in una lettera perché ha scritto 1984

Raccolto nel volume George Orwell: A LIfe in Letters, e proposto anche dal sito Panorama.it, il testo che segue è tratto da una lettera del grandissimo autore distopico indirizzata a un certo Noel Willmet, un lettore preoccupato che il dispotismo potesse raggiungere anche il Regno Unito e gli States. In esso Orwell anticipa i principali temi del romanzo. Un testo molto interessante da leggere con attenzione:

“Caro Mr. Willmet,
[…] Devo dire che credo, o temo, che nel mondo intero questo genere di cose siano in aumento. Hitler, senza dubbio, scomparirà presto, ma al prezzo di rafforzare (a) Stalin, (b) i milionari Inglesi e Americani e (c) ogni sorta di piccoli “fuhrer” come De Gaulle. Tutti i movimenti nazionalistici in tutto il mondo, anche quelli che nascono dalla resistenza alla dominazione tedesca, sembrano assumere forme non democratiche, raggruppandosi attorno a qualche figura superomistica (Hitler, Stalin, Salazar, Franco, Gandhi, De Valera, sono tutti esempi di diverso tipo) e adottando la teoria che il fine giustifica i mezzi. Ovunque il mondo sembra tendere a economie centralizzate, che possono gestire la cosa pubblica in un senso economico, ma che non sono organizzate democraticamente, stabilendo un sistema di caste. Questo può portare con sé gli orrori del nazionalismo più emotivo e la tendenza a non credere più all’esistenza di una verità oggettiva perché tutti i fatti sono in sintonia con le parole o le profezie di qualche “fuhrer” infallibile.

Hitler può affermare che a iniziare la guerra siano stati gli ebrei, e se dovesse sopravvivere diventerebbe storia ufficiale. Non può dire che due più due fa cinque, perché ai fini della balistica, per esempio, deve fare quattro. Ma nel tipo di mondo che temo possa davvero presentarsi, un mondo con due o tre grandi super-stati che non possono conquistarsi l’un l’altro, la somma di due più due potrebbe diventare cinque, se solo il “fuhrer” lo desiderasse. Questa è, per quanto ne posso vedere, la direzione che stiamo prendendo, anche se, naturalmente, il processo è reversibile.

Per quanto riguarda Gran Bretagna e Stati Uniti, non ci sono ancora tendenze totalitarie e questo è molto promettente. Credo profondamente, come ho spiegato nel mio libro “Il leone e l’unicorno”, nel popolo inglese e nella sua capacità di centralizzare l’economia senza distruggere le libertà. Ma va ricordato che Gran Bretagna e Stati Uniti non hanno conosciuto veramente la sconfitta e la sofferenza, e ci sono alcuni sintomi negativi che bilanciano quelli positivi. Innanzitutto c’è una generale indifferenza al declino della democrazia. Si rende conto, per esempio, che in Inghilterra nessuno sotto i 26 anni può votare e che, per quanto si può vedere, la maggior parte delle persone di quell’età non dà importanza al voto? In secondo luogo […] gli intellettuali inglesi si sono opposti a Hitler, ma al prezzo di accettare Stalin. La maggior parte di loro è tranquillamente favorevole ai metodi dittatoriali, alla polizia segreta, alla falsificazione della storia, ecc., se si tratta di farlo dalla “nostra” parte. Dire che non abbiamo un movimento fascista in Inghilterra significa sostanzialmente che i giovani, in questo momento, cercano il loro “fuhrer” altrove. […] Se si proclama semplicemente che tutto va per il meglio e non si guarda ai sintomi più sinistri, non si fa altro che aiutare il totalitarismo ad avvicinarsi sempre più. […] Ma se penso che la tendenza mondiale sia verso il fascismo, perché supporto la guerra? […] Conosco abbastanza bene l’imperialismo britannico perché non mi piaccia, ma lo supporto contro quello nazista o giapponese, come male minore. Allo stesso modo vorrei sostenere l’URSS contro la Germania perché penso che l’Unione Sovietica non può sottrarsi del tutto al proprio passato, e conserva abbastanza delle idee originali della Rivoluzione da essere un fenomeno più promettente della Germania Nazista. Penso, e l’ho pensato fin da quando è iniziata la guerra, nel 1936 o giù di lì, che la nostra causa è quella giusta, ma dobbiamo continuare a fare meglio, cosa che comporta una costante critica.”

Le 6 regole per scrivere bene di George Orwell

George Orwell, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in passato nell’articolo “Orwell contro Huxley. Una terribile verità?“, non ha di certo bisogno di presentazioni. Con il suo romanzo 1984 – e grazie anche al reality show Grande Fratello (Big Brother) – è divenuto famoso non solo fra gli amanti della letteratura di genere e non, ma anche fra la gente che normalmente non bada troppo ai libri. “Orwelliano” è ormai uno dei termini preferiti dai media.
Oggi vi presentiamo le sue sei regole di scrittura. Regole molto concise ma non per questo meno valide. E, per chi se le fosse perse, ecco anche le regole di Stephen King, Chuck Palahniuk, Joe Lansdale, Neil Gaiman e Kurt Vonnegut.
  1. Non usate metafore, similitudini o altre figure retoriche che siete abituati a vedere sui giornali.
  2. Non usate una parola lunga quando è possibile usarne una corta.
  3. Se è possibile tagliare una parola, tagliatela sempre. 
  4. Non usate il passivo quando potete usare la forma attiva.
  5. Non usate una frase straniera, un termine scientifico o una parola gergale quando è possibile pensare a un termine equivalente nell’inglese comune. 
  6. Violate ognuna di queste regole piuttosto che scrivere qualcosa di barbaro.