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Dalla fantascienza alla realtà: 7 tecnologie rivoluzionarie in arrivo entro il 2030

Fantascienza o realtà? Il Forum economico mondiale ha consultato 800 esperti di tecnologie per capire quali tecnologie caratterizzeranno il nostro futuro. Business Insider ha realizzato un video che mostra sette tecnologie che secondo questi esperti e scienziati diventeranno parte della nostra vita quotidiana entro il 2030. Ve lo mostriamo:

 

Distopia Salvini

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Fa un caldo porco da quelle parti, in balia di quel sole cocente, quaranta e passa gradi centigradi e un tasso d’umidità nell’aria che pare di bere dalle narici, mica di respirare. Poi, ammassati tutti quanti là dentro, come tante bestie, sotto un tetto di lamiera che si arroventa già ai primi albori e trattiene il calore fino a notte fonda per irradiarlo durante l’intera giornata contro le teste madide di chi ci sta sotto.

Ci ristagna un fetore di ascelle rancide, misto ad aliti corrotti dall’eccessivo consumo di piatti a base di soffritti all’aglio e al puzzo di piedi mal lavati. Ma la cosa in assoluto peggiore, da questo punto di vista, sono le zaffate cariche di odore di urina che di tanto in tanto si levano dagli angoli dello stanzone (sfornito di cessi chimici), verso cui gli occupanti corrono ogni qual volta si vedano costretti a liberare la vescica.

Lui sta lì, piazzato in mezzo a due cristoni dai capelli biondo-rossicci, la pelle che neppure quel gran sole sempre incazzatissimo è riuscito ad abbronzare, ma ha reso paonazza e lucida come il budello di un wurstel cotto troppo a lungo che sia lì lì per scoppiare. Uno dev’essere un crucco, l’altro uno slavo. Borbottano, ogni tanto gli cade uno sguardo di sufficienza su di lui, messo tra loro come Cristo tra i ladroni. Lui zitto. Inghiotte a vuoto e guarda avanti, verso il fondo semibuio del locale. Ogni tanto si asciuga la fronte marcia di sudore con la manica della camicia ormai molle come una bustina da tè usata, resa quasi trasparente dall’abbondante traspirazione.

Sono mesi che stazionano in quella topaia. “Centro d’accoglienza” l’avrebbero chiamato a suo tempo, dalle sue parti. Qui sono più schietti, per denominarlo usano una parola che in swahili significa più o meno: il brago dei porci.

Ci è capitato alla fine di un luuungo viaggio.

I precedenti storici li conoscete tutti, si studiano sui sussidiari…

L’Europa alla fine esplose come un bubbone suppurante. Dai e dai, le forze politiche antieuropeiste come la sua l’avevano spuntata. Avendo facile gioco sul diffuso malcontento del cittadino medio, uno a uno i paesi membri della Comunità Europea si erano staccati da essa, come i tentacoli di un polpo la cui testa poi era stata lasciata sulla rena a marcire e decomporsi rapidamente.

Ma quello non era bastato per ristabilire un po’ di benessere. Anzi, la riconquistata indipendenza aveva aggravato ulteriormente la situazione economica di tutte le nazioni del Vecchio Mondo. I partiti che in quel momento le governavano (nati come comburente per il fuoco della contestazione che tirava un po’ dappertutto, ma incapaci, all’atto pratico, di prendere decisione risolutive, o anche solo pallidamente utili) avevano finito per aprire le braccia in segno di resa. Ne conseguì la presa del potere da parte di nuclei militarizzati che, quale soluzione più sbrigativa per mettere a tacere il popolino estenuato, avevano scelto di scontrarsi gli uni contro gli altri, in guerre fratricide e centripete che ricordavano da vicino i conflitti che avevano imperversato per l’Europa lungo un paio di millenni almeno, e che solo la posticcia quanto effimera ricerca di riunificazione aveva per qualche tempo sospeso.

L’Italia aveva mostrato da subito la propria impreparazione. Era stata tra le prime a cadere sotto le grinfie dei nemici confinanti.

Lui, per tutto quel tempo, aveva gollisticamente incitato la sua brava gente a resistere, restandosene comodamente nascosto in qualche superattrezzato riparo nelle zone della Valcamonica.

Quando l’Italia aveva capitolato, il primo che erano andati a cercare era stato proprio lui che, per salvarsi la pellaccia, se l’era data a gambe in fretta e furia senza neppure guardarsi indietro.

Neanche i suoi figli si era portato con sé: erano passati quasi sin dall’inizio nelle fila della resistenza quei fredrifraghi… quei fedrifragi… quei frenfrinfranfri… quegli stronzi, insomma!

Nottetempo aveva allungato una trentina di milioni di Danari del Po, avvolti a tubo e trattenuti da un elastico, a uno di quegli scafisti che ora compivano la rotta contraria rispetto agli anni ’10: dalle coste italiane a quelle africane, più sicure e pacifiche.

Dopo migliaia di chilometri percorsi a groppa di mulo, su jeep malferme, a piedi, tra le gobbe di un cammello o strisciando come un verme, aveva finalmente raggiunto quella regione subsahariana, per mettersi in salvo anche dalle guerre civili che ancora, di quando in quando, scuotono il Nordafrica.

Quand’era arrivato lì lo fermarono un paio di bestioni dalle carnagioni così scure che sembravano di cioccolato fondente, tanto che veniva da chiedersi se non si potessero sciogliere prima o poi sotto quel sole impietoso.

Indossavano delle mimetiche con stelline militari al bavero e un buffo basco messo sulle ventitré sopra i loro ricci lanuginosi tagliati corti. Al cinturone una semiautomatica per uno lunga quasi come tutta la coscia, in mano un manganello ad apertura telescopica con cui si tambureggiavano il palmo del guanto in pelle. Lo squadravano storti. Sulle prime, visti i tratti, l’avevano preso per il solito maghrebino spiantato che arrivava lì a fare il furbo, in cerca di fortuna. Quando videro i documenti sospettarono fossero contraffatti: un italiano, addirittura l’ex-presidente del consiglio italiano. Si guardarono negli occhi ridacchiando coi loro dentoni d’avorio.

Lo sbatterono in malo modo in quarantena, dentro l’area recintata di chi faceva domanda d’asilo politico. «Chissà che belle malattie ci porta questo…» sussurrò uno all’altro.

Eppure quella è la sua ultima speranza (oltreché di molti altri esuli volontari come lui): da qualche anno quei posti hanno riacquisito una certa autodeterminazione, dopo aver scacciato le ingerenze straniere e essersi riappropriati delle ricchissime risorse naturali, molte delle quali indispensabili per i produttori d’armi occidentali (una delle industrie attualmente più fiorenti al mondo). Luoghi dalle vertiginose espansioni economiche, ove è possibile ricominciare una vita, sempre che ti concedano di continuare a soggiornarvi…

Ora è giunto il momento della sua domanda per essere esaminata.

Qualcosa si muove nell’oscurità, dietro una tavola di legno duro in penombra.

È l’ispettore preposto alle verifiche del caso.

Una delle due guardie dritte in piedi alle sue spalle fa cenno al richiedente asilo di avanzare verso la scrivania.

Lui tentenna, ha gli occhi gonfi e smarriti. Sbava anche un po’. Si fa coraggio. Incede un piede avanti all’altro fino all’ispettore. Ora che gli è abbastanza vicino può osservarlo per bene. Tenta di non far trasparire il raccapriccio…

L’ispettore, appollaiato in diagonale sulla seggiola, è quasi un tronco umano: gli mancano completamente due arti e una delle braccia finisce sotto il gomito, il moncherino racchiuso dentro un telo di garza stretto da un lacciolo. Metà del volto è attraversata da una cicatrice biancastra, mai rimarginata, spessa un pollice. Da quella parte l’occhio è bianco come una strana larva gelatinosa. Dall’altro lato l’orecchio è smangiato quasi sino all’attaccatura. La bocca è storta, il labbro inferiore cadente. Si capisce che dev’essere per via di un colpo secco, inferto col calcio di un fucile, o qualcosa del genere.

L’hanno ridotto così molti anni fa, quando queste zone erano ancora straziate da una guerra sanguinosa. L’ispettore, che era ancora un ragazzo, era riuscito a scappare per la verità. Aveva fatto grossomodo il suo stesso percorso, ma a ritroso. Una volta in Libia aveva attraversato quel lembo di mare che divideva lui e i trecento altri disperati dall’Europa e dalla speranza di una nuova vita. Lo avevano lasciato marcire per mesi dentro una catapecchia e alla fine gli avevano detto che no, lui il diritto a diventare un rifugiato mica ce l’aveva e l’avevano rispedito al paese d’origine, dove un commando di etnia differente dalla sua lo aveva conciato così, insieme a trecento altri disperati pari a lui…

Ora tutto quello è acqua passata. C’è stata la pacificazione nazionale da quelle parti. C’è un governo di coalizione ora. Se non del tutto democratico, quanto basta perlomeno. A lui, come per uno sfottente contrappasso, è toccato il ruolo di ispettore capo proprio nel reparto che ha a che fare con questa moltitudine di bianchi che arriva lì, tutti i giorni, a ondate continue, migliaia su migliaia, a supplicare un rifugio dalla guerra che sconquassa le loro case.

L’ispettore investiga le carte dell’italiano dalla faccia molliccia e l’occhio spento che si trova di fronte. Comunicano tramite interprete.

«Salvini Matteo, Salvini Matteo… Mmm, questo nome non mi è nuovo, mmm… Ebbene, Salvini Matteo, che cosa desidera Ella dal Nostro Governo?»

«Chiedo mi venga riconosciuto lo stato di rifugiato,» fa lui con un lieve balbettio, umettandosi le labbra aride con la punta della lingua.

«Viene dall’Italia, giusto?»

Lui fa sì, oscillando il testone.

«Ma per curiosità, lei non è quel tale che ha fatto tutta una carriera politica attaccando tra l’altro la gente della mia… razza?»

«C-cosa?» finge stupore Salvini Matteo, «Non ce l’ho su coi negr… con la gente di colore io. Mai. Tutt’altro… Per esempio, lei, signor ispettore, non può sapere quante vostre sorelle sono andato a cercare, nei momenti di maggior solitudine…»

L’ispettore tace. Tiene l’occhio buono incollato sugli incartamenti che stringe tra le dita magre e affusolate: «E, mi dica, signor Salvini, se lo Stato che io rappresento volesse mostrarle tutta la sua generosità, concedendole il trattamento previsto per i rifugiati politici. Ella come lo ripagherebbe?… Sì, in parole povere, Ella… cosa sa fare, di grazia?»

«Beh, io… io…» la balbuzie del richiedente asilo è in forte aumento, «Io… ho fatto politica sin da ragazzo… Sempre fatto quello… Vi può tornare utile, no?»

«Questo è peggio del tizio che si proponeva come addestratore di gazzelle…» bisbiglia l’ispettore, reclinandosi verso la guardia alla sua destra. Ridacchiano tra loro, soffocandone il suono.

Trascorre qualche minuto di silenzio.

Il richiedente, con le braccia dietro la schiena, osserva il funzionario timbrare in rosso una serie di fogli. Recintata dai bordi del tampone gli pare di leggere la scritta Rejected. Col poco di inglese che conosce azzarda: «Respinto? In che senso?»

E l’ispettore: «A me non la si fa, caro signor Salvini. Ho capito il genere dalla prima occhiata: Ella è il solito finto rifugiato… Viene fin qua, senza arte né parte, a succhiare i soldi dei nostri contribuenti, ciondolando tutto il giorno per le nostre strade senza nulla da fare…»

«Ma in Italia c’è la guerra! Se torno, mi acchiappano subito, al confine, e mi fanno fare la fine dello stronzo in carriola…»

«È quello che dite tutti…» risponde l’altro laconico, subito prima di fare un cenno rivolto non si sa dove.

A breve giro altre due guardie dal fisico massiccio si materializzano dal nulla per ancorare Salvini Matteo uno per giro-ascella e trascinarlo via, mentre quello finisce di sbraitare: «E con la convenzione del ’67 come la mettiamo? Voi dovete darmi asilo… Doveteeee!»

Tempo un paio di giorni e il richiedente respinto si trova a bagno, in pieno Mediterraneo, in balia dei flutti. Unico mezzo di sopravvivenza concessogli: un salvagente imbottito in polistirolo espanso, che porta la scritta Arrivederci a presto!

È alla deriva. La costa libica già non si avvista nemmeno più, da quella distanza.

Dove lo porteranno le maree? Impossibile saperlo.

Da vero uomo qual è, approfitta delle continue sferzate delle onde per piangere calde lacrime, che si mischiano all’acqua marina senza che in questo modo possa trapelare che anche un così grand’uomo qualche volta piange…

Microsoft dalla fantascienza alla realtà: il futuro del computer fra 5-10 anni

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Nel video che vi proponiamo oggi, Microsoft: Productivity Future Vision, il colosso dell’informatica con sede a Washington negli Stati Uniti, presenta quella che è la sua visione di come saranno i computer – e di cosa saremo capaci di fare utilizzandoli, grazie alle innovazioni nel settore – in un futuro non troppo lontano: il 2020/2025. Nel video, un giovane ricercatore marino, Kat, e una manager d’azienda, Lola, ci mostrano come l’utilizzo di stampanti 3D, portatili avvolgibili, braccialetti intelligenti e molto altro cambieranno le nostre vite.

 

I libri che hanno predetto il futuro in un’immagine

Creato da printerinks.com, il poster che vedete qui sotto elenca alcuni dei libri – tra cui ovviamente molti di fantascienza – che hanno saputo predire in qualche modo il futuro, o se non altro certi aspetti di esso. Non mancano di certo Aldous Huxley, H.G Wells e Ray Bradbury, ma non solo: nella lista compaiono anche nomi un po’ meno noti come quello di Martin Caidin, autore americano che ha firmato più di cinquanta titoli. Senza dubbio un poster graficamente molto ben realizzato e interessante. Chi volesse visualizzarlo a tutto schermo può cliccare qui.

L’arte del fumetto: Kipple intervista l’illustratrice Roberta Guardascione

Ciao Roberta. Benvenuta nel blog di Kipple. Ti andrebbe di cominciare raccontandoci un po’ chi sei?

Ciao a te e a tutti i lettori di Kipple. Chi sono? Uhm, vediamo… si dice che identificarsi con il proprio mestiere sia un po’ noioso e riduttivo, questo però non riguarda il lavoro che faccio io, perché dire che sono una disegnatrice esprime non solo il mio mestiere ma anche un modo di essere e di vivere. Io disegno sempre e comunque, disegno anche quando non disegno, nel senso che mentre faccio altro penso: “Ma se quella linea fosse così, e se quel colore lì lo cambiassi…” Mi rende felice pensarci. Vivo nella famosa torre d’avorio dalla quale mi dispiace sempre un po’ uscire, ma anche le boccate d’aria servono, giusto? Credo che i miei vicini pensano che sia matta!
A quali maestri ti ispiri?
Bhè i maestri che mi hanno ispirata e che mi ispirano sono tanti… La mia formazione fumettistica è stata abbastanza tosta Avendo fratelli più grandi a casa mia i fumetti “da grandi” non mancavano mai. A soli otto anni mi sono trovata tra le mani Dylan Dog, con il quale ho stretto una relazione amorosa che è tutt’ora in corso. I maestri per me sono stati sicuramente Angelo Stano, Corrado Roi e Bruno Brindisi, che ho osservato a lungo e che mi affascinano tutti per motivi diversi, visto che ognuno di loro ha uno stile unico. La Bonelli ha gettato le basi della mia formazione, poi ho scoperto i francesi, e lì per me si è aperto un mondo. Parlo di Philippe Druillet, Françoise Schiuten e naturalmente del grande Moebius. Non solo fumetti ma anche illustratori di libri, evocare le atmosfere dei grandi classici rende l’illustratore un antenato dei registi di film. Quindi a questa mia lista è doveroso aggiungere anche Dorè, che ha illustrato tutta la letteratura romantica e anche la Bibbia (quando si dice un’impresa biblica!). Chiudo con Alan Lee, grazie a lui ho imparato a usare gli acquerelli.
Alcuni tendono ancora oggi a snobbare il fumetto. Per fortuna però sono sempre più le persone che iniziano a guardare ai graphic novel come opere artistiche. Quali credi che siano state le opere che più di ogni altra hanno trasformato in arte i fumetti? Oppure arte lo sono sempre stati?
Secondo me quello che è cambiato è stato il modo di percepirli. Una volta la televisione non esisteva perciò i fumetti erano l’unico divertimento dei ragazzini. Di conseguenza per i genitori erano solo una distrazione. Ciò non toglie che quei “giornaletti” che stringevano tra le mani i nostri genitori e persino i nostri nonni non fossero opere d’arte. Pensa ad esempio a Little Nemo di Winson Mc Cay , una volta finito di leggerlo andava a finire sul fondo delle gabbiette degli uccelli, mentre oggi è considerato uno dei fumetti meglio disegnati della storia, ogni tavola è un quadro, e questa non è arte? Ma all’epoca non se ne rendevano conto. Forse è stato anche il cambiamento di terminologia a fare la differenza. Dire graphic novel è come dire letteratura illustrata, quindi il fumetto non è più destinato ai ragazzini, ha cambiato target. Sono gli adulti adesso che leggono i fumetti, i ragazzini giocano con la x box! Il fumetto è diventato oggetto di studio, illustri intellettuali se ne interessano, come Umberto Eco ad esempio. Questo è il secolo delle immagini e quindi il fumetto si presta benissimo ad incarnare i bisogni della cultura contemporanea. Se poi devo dirti quale opera abbia segnato davvero il cambiamento, sicuramente è doveroso citare Hugo Pratt, autore di La ballata del mare salato, con la quale si parla seriamente di letteratura. Anche la bella Valentina di Crepax ha rivoluzionato il segno e soprattutto i contenuti del fumetto moderno.
Tenendo a mente anche l’avvento delle nuove tecnologie, quale credi che sia il futuro del fumetto, specialmente in Italia?
Non credo che le nuove tecnologie siano pericolose per il fumetto, anzi credo il contrario: è solo il mezzo che cambia, non i contenuti. E se il mezzo è più veloce, i contenuti arrivano prima! In Italia di talenti ce ne sono molti, dopotutto siamo figli di Michelangelo e compagnia bella. Spero quindi che il futuro sia roseo, per tutti noi disegnatori!
Quali sono le più grandi difficoltà che incontra un fumettista in Italia oggi?
L’italia purtroppo tende a rimanere sempre un po’ indietro rispetto ad altri paesi, questa è una triste verità che riguarda in po’ tutti i settori. Le case editrici diffidano sempre un po’ di chi non ha ancora un nome. Preferiscono investire sui prodotti sicuri! Dovrebbero aprire di più le porte agli esordienti. Come si dice, investire sui giovani!
Cosa differenzia un bel fumetto da uno meno riuscito?
Eh si, questa è la domanda da un milione di dollari! Cosa differenzia una torta riuscita da una che è meno riuscita? Di sicuro l’equilibrio tra gli ingredienti, ma soprattutto se ti siedi e cominci a disegnare senza metterci l’anima alla fine il risultato è sempre deludente. Io sono convinta che se una cosa la fai con passione e dietro c’è una sceneggiatura fatta bene allora il pubblico lo capisce e contraccambia.
Ti andrebbe di parlarci delle tue collaborazioni e dei tuoi progetti futuri?
I progetti che porto avanti con Electric Sheep Comics (di cui abbiamo parlato di recente qui, ndr) sono molti. Sono tutti entusiasmanti e mi permettono di confrontarmi con vari generi, dal pulp allo steampunk, fino alla fantascienza. Nell’ultimo anno ho lavorato moltissimo raggiungendo anche risultati che mi hanno resa molto orgogliosa. Il fumetto fantascientifico Lunaris, scritto da Claudio Fallani ed Alessandro Napolitano ci ha portati alla vittoria del premio Cometa, un bel traguardo per la nostra factory ESC. E poi anche la short story Polvere, scritta da Napolitano, ha avuto un bel riscontro di pubblico. Recentemente è uscito Blood Washing, che è stata una collaborazione di parecchie “pecorelle elettriche”, seconda uscita della collana di graphic novel targate ESC, pubblicato da Il foglio letterario, e pare che stia avendo successo! Al momento sono a lavoro su un fumetto steampunk, un’appassionante storia d’amore e libertà scritta dalla talentuosissima Polly Russell. Nel cassetto, però, ci sono un paio di cosette che fremono di essere portate alla luce, progetti che mi vedrebbero anche sceneggiatrice, ma di questo ti parlerò nella prossima intervista.
Grazie mille per l’intervista, Roberta, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!
Grazie a te e crepi il lupo!
Le altre interviste di Kipple:

Il passato, il presente e il futuro del fumetto (e non solo): Kipple intervista il cofondatore di Electric Sheep Comics Alessandro Napolitano


Ciao Alessandro. È un piacere averti ospite sul blog di Kipple. Ti andrebbe di presentarti per chi non ti conoscesse ancora?

Ciao Roberto, lasciami ringraziare te, Kipple Officina Libraria e quanti vorranno leggere la nostra chiacchierata. Presentarsi e farlo in modo che non risulti noioso è difficile. Mi sento di dire che sono una persona molto curiosa, forse è proprio questo aspetto che mi ha portato ad amare i libri. Molti pensano che mi senta a mio agio in mezzo alla gente, forse perché vedono la facilità che ho nel mettere in contatto persone, alimentare collaborazioni e cose di questo tipo. In realtà sono una persona introversa e schiva per certi aspetti. Chi mi frequenta stenta a crederlo, ma è assolutamente così. Per fortuna non sono qui per parlare solo di me, ma ho l’onore di rappresentare un gruppo fantastico di ragazzi che sotto il nome di Electric Sheep Comics (ESC per gli amici) hanno dato vita a un laboratorio virtuale, un progetto incentrato sulla produzione e selezione di Graphic Novel. E non solo!

Com’è nato Electric Sheep Comics?

ESC nasce da un fitto giro di Email, scambiate durante la pasqua del 2012, tra me, Roberta Guardascione, Riccardo Iacono e Claudio Fallani. Mi ricordo che pensammo di creare un gruppo ispirato alle band rock, all’energia e alla complicità che queste realtà sanno scatenare e alimentare. Con questa voglia sfrenata avremmo percorso le vie del web mostrando le nostre graphic novel. In quattro sarebbe stato più facile digerire i “no” che inevitabilmente si sarebbero accumulati quando si ha a che fare con editori e pubblicazioni, ma sarebbe stato anche più soddisfacente festeggiare insieme i “sì”, frutto di piccoli e meritati successi. Muoverci in gruppo ci avrebbe garantito maggiore visibilità perché ognuno di noi si sarebbe impegnato a fare conoscere la nostra iniziativa. E così è stato. La graphic novel era il giusto strumento da usare, visto che io e Claudio abbiamo fatto qualche esperienza editoriale con dei racconti, mentre Riccardo e Roberta sono degli artisti del disegno. Ok, mi cazzieranno. Diranno che ho esagerato con “artisti”, ma tu lascia scritto così perché è la verità.
Ancora una cosa: ESC è nata anche grazie all’esperienza che abbiamo fatto sul sito letterario BraviAutori.it e alle capacità del suo webmaster, Massimo Baglione, di concedere a tutti gli utenti gli strumenti per crescere e migliorarsi.

Prendendo in considerazione anche le nuove tecnologie, come vedi il futuro del fumetto in Italia?

Il futuro del fumetto in Italia verrà stabilito dai suoi lettori. Uno zoccolo duro, affezionato all’odore delle copertine plastificate e a quello della carta, tra cui me, non rinuncerà mai alla soddisfazione di sfogliare un libro. Le innovazioni, faccio riferimento soprattutto a quelle “virtuali”, ci concederanno sempre maggiori strumenti per usufruire del prodotto fumetto. I nostri figli me li immagino a leggere graphic novel mentre queste si animano e parlano dagli schermi di un tablet. Cosa che in parte già accade. Nulla di sbagliato, si tratta pur sempre di progresso. Io però mi tengo stretto l’odore della carta, insieme a quello della colla dietro le figurine, il cofanetto di Happy Days e una sana nostalgia del Subbuteo.

Quali sono a tuo parere i fumetti più importanti che hanno marcato la storia del genere e perché?

Ho girato la domanda ad alcuni collaboratori di ESC, affinché la risposta possa essere più completa possibile. Ecco cosa ne è uscito: Roberta Guardascione mette l’accento su Crepax e Pratt, capaci di rivoluzionare il modo di concepire i fumetti. Prima di questi autori i comics erano destinati solo all’intrattenimento giovanile, poi, con “Una ballata del mare salato”, il fumetto si è innalzato a letteratura ed è diventato intellettuale e per adulti. Tiziano Sclavi è stato il genio che attraverso il “citazionismo” di Dylan Dog ha reso ogni albo della serie una piccola enciclopedia, capace di aprire nuovi mondi in fatto di libri, film e musica. Forse ha permesso a un’intera generazione di diventare più interessante, e magari l’ha anche migliorata.

Roberto Napolitano ci ricorda la serie “Splatter”, pubblicata alla fine degli anni ’80 e conclusa pochi anni più tardi a causa di alcune censure. Splatter ha visto autori emergenti come Brindisi, De Angelis, Ferrandino, Mari e Soldi; ha contribuito allo sviluppo di un genere che in seguito, con toni più soft e senza rischiare denunce, si è radicato nella cultura italiana attraverso personaggi come Dylan Dog. Importante sono stati Spiderman e Topolino; il primo per avere divulgato l’idea/sogno di un’America dove tutto è possibile e il secondo per avere ceduto a una narrazione semplice e lineare, definendo stereotipi di personaggi molto caratteristici come l’avaro, l’attaccabrighe ecc. Ancora Mc Farlain e il suo Spawn, dove la generazione degli anni ‘90 ha scoperto i disegni gotici con i suoi caratteristici tratti schizofrenici. Roberto mette l’accento su James O’ Barr. “Il Corvo” ha evidenziato le potenzialità che una Graphic Novel ha di esprimere gli orrori intimi del proprio autore. Impossibile non citare The Walking Dead, dove per la prima volta la parte centrale di un fumetto è stata il rapporto tra i personaggi e le dinamiche del gruppo, a prescindere dai protagonisti stessi. Valerio Mezzanotte ha sottolineato l’arte di Sin City di Miller, Conan di Bushema, The Kingdom Come di Alex Ross, Il Gioco di Manara, Ken Parker di Milazzo, Corto Maltese di Pratt e Blueberry di Giraud; mentre Filippo Ferrucci ci invita a non dimenticare l’importanza e la diffusione che caratterizza il genere Manga: Dragon Ball, Akira e Berserk.

Quali errori dovrebbe evitare il fumettista esordiente?

Vogliamo proprio specificare “fumettista”? Per me possiamo lasciare la sola parola “esordiente”. In qualsiasi campo. Io ho 42 anni (42, già, la risposta fondamentale sulla vita…), lavoro da quando ne ho 19 e un’idea me la sono fatta. Qualsiasi esordiente dovrebbe evitare di essere pretenzioso e imparare come l’umiltà è capace di essere un’arma micidiale se ben usata. E bisognerebbe tenersi lontano dalla fretta, cosa che un ragazzo giovane, spesso, proprio non riesce a fare. Per l’esperienza personale che ho maturato, tenere a debita distanza questi due flagelli la considero già la metà dell’opera.

Mi sembra di capire che ESC non si limiterà esclusivamente ai fumetti. In quali altri aree si espanderanno le attività del laboratorio virtuale?

Grazie a Claudio Fallani e Riccardo Iacono, ESC si è aperto alla cinematografia e alle serie televisive. Claudio ci ha permesso di produrre insieme all’associazione culturale ESSI GIRANO il corto “La lunga notte di Victor Kowalsky”, tratto da un racconto dello stesso Claudio. “Victor” è stato presentato il 12 dicembre nella sua prima nazionale all’Uci Cinema di Campi Bisenzio (FI), ottenendo la soddisfazione di vedere la sala stracolma! Il corto è iscritto alla selezione per il Film Festival di Berlino e nelle prossime settimane sapremo se potrà partecipare all’importante kermesse. Riccardo ha permesso a ESC di diventare partner della serie Funk-azzisti prodotta da Icaroff ed Ecoframes. La serie, scritta tra l’altro anche da Riccardo, vedrà un montaggio di 12 episodi per la tv e un adattamento per il web.

Cosa ha fatto fino a oggi Electric Sheep Comics per le graphic novel e fumetti in genere?

Insieme alle Edizioni Il Foglio abbiamo dato vita a una collana interamente dedicata alle graphic novel. Si chiama ESC – Collection e prevede solo lavori in bianco e nero. Per la collana selezionano anche le graphic novel che arrivano dall’esterno. Non ci sono preclusione per alcun genere narrativo, guardiamo alla qualità dei disegni e alla profondità della storia. Sono due i titoli pubblicati: Touch & Splat, scritto da Alessandro Cascio con i disegni di Alessandro Buffa e la prefazione di Ernesto Gastaldi; Blood Washing, scritto da Claudio Fallani, Alessio Ottaviani e Alessandro Napolitano con i disegni di Roberta Guardascione, Sascha Ciantelli, Riccardo Iacono, Valerio Mezzanotte e Andrea Palloni. Blood Washing, con le oltre 250 copie vendute nei primi dieci giorni di pubblicazione, ci ha aiutato a dare impulso al nostro progetto.
ESC è impegnato anche nella selezione di fumetti per la rivista bimestrale del fantastico Terre di Confine. Siamo al secondo numero e la risposta dei lettori è soddisfacente. Per quanto il tempo ce lo permette, cerchiamo di partecipare con i nostri contribuiti ad altre riviste che ospitano graphic novel. È successo per POLVERE, pubblicata sul N° 6 di Knife (Nero Press) e LUNARIS (vincitore del Premio Cometa 2013), apparso sul N°14 di Skan Magazine.

Ti andrebbe di parlarci dei progetti futuri di ESC?

Apriamo un mondo. Rispondendo a questa domanda ci accorgiamo di come il progetto ESC stia ingranando. Per il 2014 sono in lavorazione tre graphic novel, tutte per le Edizioni Il Foglio. Si tratta di uno Steampunk nato dalla fantasia di Polly Russell e disegnato dalle matite di Roberta Guardascione per un connubio tutto al femminile e al vapore! La seconda è una Sci-Fi scritta da un certo Roberto Bommarito (autore di dubbie qualità al quale è giusto dare una chance… Rido a crepapelle) e disegnato da Marzio Mareggia. La terza è una graphic novel in collaborazione con la collana Demian (sempre Il Foglio) scritta e pensata dal mitico Federico Guerri e Alessandro Napolitano (quest’ultimo autore di ancora più dubbia qualità, per le quali le chance sono finite… Ti ho anticipato la battuta!) e disegnata da Claudia Giuliani, una giovane artista di cui sentiremo parlare i futuro. Continuerà la collaborazione con Terre di Confine, dove proporremo fumetti di disegnatori emergenti, capaci da subito di sbalordire per il loro stile. Lavoreremo con la neonata rivista “Cronache di un sole lontano” diretta da due guru come Sandro Pergameno e Tiziano Cremonini. In cantiere ci sono il prequel di Blood Washing e una collaborazione con gli amici di Nero Press che farà saltare sulle sedie tutti gli amanti di… Non ve lo dico.
In giugno inizieranno le riprese di un film, Ritratto di famiglia, genere horror, nato dalla sceneggiatura di Claudio Fallani e Alessandro Napolitano con la regia di Tommaso Sacchini. Ancora un progetto, forse il più importante di tutti: resteremo vigili e con gli occhi bene aperti, pronti a cogliere l’occasione giusta per aiutare il nostro movimento a crescere.

Prima di lasciarci ti andrebbe di segnalarci i siti attraverso i quali è possibile seguire le attività di ESC?

La nostra casa nel web si trova all’indirizzo www.escomics.com. Siete tutti invitati a prendere un caffè in nostra compagnia. Abbiamo inoltre una pagina facebook a cui teniamo molto e facciamo in modo di aggiornare con anticipazioni, tavole in anteprima e notizie dal mondo dei fumetti. Fra quelli che metteranno MI PIACE alla pagina di ESC, che potete raggiungere cliccando qui, a fine gennaio verranno selezionati 3 fortunati vincitori che otterranno una copia elettronica gratuita della graphic novel Blood Washing. Chiunque volesse mettersi in contatto con noi può farlo scrivendo a: electricsheepcomics[at].com

Grazie mille per l’intervista, Alessandro, e un grosso in bocca al lupo per tutti i tuoi e vostri progetti!

Crepi il lupo! Grazie a te e a Kipple per averci concesso questo spazio. Buon ELETTRICO 2014!

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