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Kipple presenta “Il sigillo del dolore”, di Giovanna Repetto, finalista Premio Urania 2017

Il sigillo del dolore di Giovanna Repetto è il romanzo finalista al Premio Urania 2017. In un mondo decaduto e distopico il destino di un soldato, quello di una donna e di un’intera classe dominante s’intrecciano insieme a disegnare il legame tra passato e futuro, in una complessa trama di eventi dove l’amore e la morte sono le uniche carte disponibili, ma anche la posta in gioco. Il volume è disponibile in ebook e cartaceo su www.kipple.it e nei principali store online.

SINOSSI

La distopia non è soltanto la descrizione complessa di un mondo dove la tecnologia e il controllo sociale hanno acquisito un’astrazione soltanto immaginabile dalla nostra società; anche un mondo precedentemente evoluto e ora decaduto, che ha ancora la possibilità di gestire le tecniche di cui si è perso il significato e la capacità di manipolazione, può dare vita a forme di distopia oppressive, in cui chi detiene il potere e la manipolazione delle poche forme tecnologiche ha la possibilità di piegare ai propri voleri intere fasce sociali.
Questo è il concetto su cui Giovanna Repetto ha costruito il suo romanzo Il sigillo del dolore, finalista al Premio Urania 2017, i cui personaggi principali hanno una sensibilità che sfiora l’empatia e l’immedesimazione.

ESTRATTO

— Soldato, dove hai messo il tuo Cilicio?
Era un Superiore molto anziano. Non l’aveva mai visto, ma l’inconfondibile veste purpurea denotava il suo stato. Si era soffermato accanto a lui e lo apostrofava seccamente.
Zaion maledisse la leggerezza con cui aveva scostato la mantellina per chinarsi a bere alla cannella dell’acqua accanto al campo di esercitazione. Farfugliò qualcosa, come a dire che aveva capito e che si sarebbe presto messo in regola. Ma l’altro non era tipo da accontentarsi.
— Ti ho fatto una domanda — ribadì.
Zaion si rese conto di non avere per le mani una scusa buona. Si lasciò prendere dal panico, disse la prima cosa che gli veniva in mente.
— L’ho tolto, mi faceva male.
La peggiore delle risposte possibili, in un ordinamento di cui il dolore rituale era uno dei cardini. Il manrovescio lo colpì con tanta violenza che gli parve di sentir scricchiolare l’articolazione della mandibola. Ebbe l’impulso di portarsi una mano al viso, ma per sua fortuna si trattenne.
— Perdonate — mormorò. — Ho detto una sciocchezza per giustificarmi.
— Allora?
— Io… io l’ho perso.
Il Superiore sottolineò con un silenzio gelido la gravità dell’affermazione. Quando riprese a parlare aveva sul viso una smorfia sprezzante.
— Puzzi ancora di recluta. Sarà necessaria un po’ di esposizione al dolore ordinario per farti capire la differenza.
A un cenno impercettibile delle dita una Sentinella gli comparve accanto. Indossava una tuta nera aderente e il mantello argenteo d’ordinanza. In testa il casco d’argento. Dalla cintura pendevano un manganello e una pistola a ultrasuoni. Il Superiore accennò a Zaion con uno scatto del sopracciglio.
La stanza scomoda — ordinò.
Il militare si mosse per obbedire, ma subito si arrestò indeciso. L’ordine era incompleto.
— Per quanto tempo, signore? — domandò con cautela.
— Fino a nuovo ordine.
Era stato perentorio e si allontanò senza prendersi la briga di verificare che l’ordine andasse a buon fine. Ebbe cura però di sollevare il mantello sull’omero sinistro per offrire la vista del Cilicio borchiato d’oro e incastonato di pietre dure.
Zaion lo guardò torvo. Correva voce che i Cilici dei Superiori fossero finti.
— Ehi, fratello, — gli sussurrò la Sentinella avvicinandosi — devi averla fatta grossa.
Poi lo sguardo gli cadde sul braccio, dove la pelle portava la cicatrice del Cilicio scomparso. Emise un fischio.
— Grossa davvero!
Gli fece cenno di seguirlo. Si affrettarono a lasciare il campo di esercitazione, eludendo la curiosità dei Soldati che si stavano assiepando intorno. La loro meta si trovava poco lontano, in un complesso che comprendeva la caserma delle Reclute e l’infermeria militare.
La Sentinella era un uomo magro che dimostrava una trentina d’anni. Aveva un viso irregolare, la bocca storta, un naso lungo e asimmetrico, e sopracciglia non allineate fra loro. Un ciuffo nero gli ricadeva sulla fronte. Mentre procedevano nel corridoio Zaion gli sussurrò all’orecchio.
— Amico, non puoi fare niente per me?

LA QUARTA
In una società distopica, con una città-fortezza popolata da soli uomini e organizzata gerarchicamente e un villaggio fuori dalle mura dove sono segregate le donne, il soldato Zaion viene sorpreso privo del cilicio regolamentare. Punito e degradato, egli non sa o non vuole fornire una giustificazione plausibile né dare indicazioni sulla sorte dell’oggetto scomparso. I Superiori gli mettono alle costole un’ambigua Sentinella, Anton, con l’incarico di aiutarlo nelle ricerche ma soprattutto di esercitare una stringente sorveglianza. I destini dei personaggi s’incrociano in una partita dall’esito imprevedibile, dove l’amore e la morte sono le uniche carte disponibili, ma anche la posta in gioco.

L’AUTRICE
Giovanna Repetto è nata a Genova, attualmente vive a Roma, dove ha svolto la professione di psicologa e psicoterapeuta. Ha coltivato diversi generi di narrativa, fra cui il giallo umoristico, il noir, il fantastico weird e la fantascienza. Due volte finalista al Premio Urania, ha pubblicato con Delos Digital Il Nastro di Sanchez (2017), primo di una trilogia che continua con Il figlio di Nergal e Tequiero – La stagione dei mostri (usciti entrambi nel 2019). Nel 2018 ha pubblicato Icarus (Watson Edizioni) e nel 2020 con CS_Libri La mappa dei gesti possibili, che unisce due racconti lunghi. Il racconto La legge della penombra, vincitore del Premio Short-Kipple, è stato pubblicato da Kipple Officina Libraria nel 2018. Altri racconti sono usciti su riviste italiane e straniere e in diverse antologie, fra cui La prima frontiera (Kipple 2019). Il racconto Corpi paralleli è apparso nella raccolta Temponauti, curata da Franco Forte (Mondadori, Urania Millemondi estate 2021). Recentemente ha partecipato alla raccolta Il fiore della Quintessenza (Ali Ribelli, 2021).

LA COLLANA
Avatar è la collana di Kipple Officina Libraria dedicata ai romanzi e grandi capolavori prettamente italiani del Fantastico e della SF, opere contraddistinte dalla cura meticolosa dei testi e dalle ampie visioni autoriali. Il logo della collana sintetizza perfettamente il circolo del tempo, delle conoscenze, degli eventi nascosti; l’iperbole del Fantastico per spiccare il volo nella fantasia più sfrenata e meravigliosa.

Giovanna Repetto | Il sigillo del dolore
Kipple Officina Libraria

Collana eAvatar — Formato ePub — Pag. 180 – € 3.95 — ISBN 978-88-32179-59-0
Collana Avatar — Formato cartaceo — Pag. 174 – € 15.00— ISBN 978-88-32179-60-6

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Esce “L’ovatta che esplode”, romanzo di Fabio Galli finalista Premio Urania 2020

L’ovatta che esplode di Fabio Galli è il romanzo finalista al Premio Urania 2020. Sulla Luna l’umanità del futuro interagisce, si scontra e stipula affari con gli alieni, questo almeno è ciò che l’autore racconta mostrandoci che gli eventi possono essere ricondotti al nostro passato. La copertina è di Ksenja Laginja. Il volume è disponibile in ebook su www.kipple.it e nei principali store online.

SINOSSI

Un western lunare, una storia thriller con risvolti crime dove alieni e pistoleri del prossimo futuro si fronteggiano sulla superficie del nostro satellite, presi da mondi entropici e quantici. La fantasia postconnettivista di Fabio Galli rinnova un cliché narrativo da un nuovo punto di vista in cui l’evoluzione della vita umana si rispecchia fuori dal nostro habitat terrestre.
Quattro filoni narrativi s’intrecciano sulla superficie lunare e il linguaggio fresco ed evocativo dell’autore rendono vivida e presente una storia che è presumibile, che è stata realtà sulla Terra nel secolo scorso, e rivela le prospettive vertiginose dello spazio profondo come il prossimo balzo che l’umanità dovrà compiere.
Finalista Premio Urania 2020.

ESTRATTO

Iesus si sveglia di soprassalto e scatta in piedi. Ha sentito un boato, un’esplosione. Corre alla finestra e guarda fuori: il sole è alto sopra i grattacieli, il traffico è normale, tutto è tranquillo. Niente boato, niente esplosione, niente bomba. Abbassa lo sguardo e tocca con la fronte il vetro: lascia un alone, una goccia di sudore gli cola lungo la guancia. Sbatte la mano contro lo stipite e una fitta si propaga lungo il braccio, oltre al gomito fino a trafiggerlo alle tempie. Chiude gli occhi.
Bussano alla porta. Un uomo grida fuori dalla soglia. — Apri è urgente.
Iesus si volta. Ha trovato la sua esplosione.
Si guarda i vestiti: porta gli stessi pantaloni leggeri del giorno prima, sporchi e ingialliti, la canottiera è sudata, non ha niente ai piedi. Si tocca il mento: deve radersi. Ha sete e il cerchio alla testa non gli dà tregua. Ignora la voce e si dirige verso il lavandino alla parete destra del monolocale. Lo sguardo incrocia l’olotv: è accesa, muta, solo immagini. Il notiziario mostra un uomo all’interno di un centro commerciale: ha un fucile a pompa in mano, urla e spara alle persone che corrono via; la bocca e il collo dell’uomo s’irrigidiscono, lo vede strizzare gli occhi a tratti e scuotere la testa come per liberarsi di qualcosa.
Bussano alla porta.
Iesus tenta di gridare, ma non sente il suono della propria voce, solo un grugnito insensato: — Andate via. — Arriva al lavandino e le gambe gli cedono, fa appena in tempo ad aggrapparsi allo scaffale del depuratore. Si trascina sopra al lavabo, afferra un bicchiere, si gira verso la porta e lo lancia. Il bicchiere s’infrange e i cocci di vetro cadono a terra. Nell’impeto del gesto scivola a terra.
— Apri, sbrigati. — L’uomo alla porta non demorde.
— Vattene al diavolo — sussurra Iesus. Prova a rialzarsi: afferra lo scaffale del depuratore con una mano e il bordo del lavandino con l’altra. Si tira su con la forza delle braccia. Respira. Fa un passo, verifica la capacità deambulatoria, poi fa un altro passo. Questa volta le gambe sostengono il peso. Barcolla per qualche secondo. La testa gli gira, ma resiste, rimane in piedi.
Altri colpi alla porta. — Polizia, avanti — grida l’uomo alla porta.
— Ma che cazzo. — Iesus prende un altro bicchiere e si versa da bere. Ne beve altri tre e si sciacqua la faccia. La nebbia si dirada, le forze gli ritornano poco alla volta.
Bussano ancora. Più forte, diverse raffiche.
Va verso la porta, calpesta i vetri a piedi scalzi.
Il poliziotto grida. — Ho detto che è urge…
Iesus apre la porta. — Sì, è urgente. Lo hai già detto. Entra, dimmi che vuoi, poi togliti dai piedi.
L’uomo dall’altra parte rimane con la mano sospesa per il mancato colpo; è un armadio alto più di due metri, più alto persino di lui, ma non è molto in forma: una pancia prominente spinge in fuori la camicia e la cravatta che gli penzola sopra. Il completo grigio si avviluppa sgualcito intorno alle spalle nodose. Gli mancano solo gli occhiali scuri. Divisa da sbirro. Ha la faccia da bambinone, un bambinone corrucciato. Il poliziotto si guarda intorno, alza il labbro superiore. L’appartamento emana uno spiacevole odore: scatole di pizza sparse a terra, mozziconi di sigaretta, il lavandino è pieno di stoviglie sporche. Una mosca svolazza in giro, si appoggia di tanto in tanto sui resti di cibo.
— Che fai? Non entri? — Iesus lo invita e poi lo ignora.
Si volta e torna a sedersi sul divano-letto aperto, prende un pacchetto di sigarette e l’accendino dal tavolino di fronte. Il pacchetto è vuoto: lo accartoccia e lo getta via. Tenta con quello sulla mensola del letto, trova una paglia e la accende. Tira un paio di volte e scrolla la cenere a terra. Sa di merda. Getta via la sigaretta dentro al lavandino, solleva la gamba sinistra e la appoggia sul ginocchio destro, poi comincia a togliersi i vetri conficcati nel piede.

LA QUARTA

Un thriller fantascientifico con elementi hard boiled e western, tra The Expanse e Westworld, ambientato sulla Luna dopo un esodo epocale che vede gli uomini sfruttare gli alieni locali tra cui i temibili Scavenger.
La storia si dipana in quattro filoni: nel primo, l’agente Iesus indaga su un omicidio che lo porterà a incubi ricorrenti; nel secondo la presunta giornalista Tina indaga sia sullo strano fenomeno della scaturazione di un’”energia” vicino a un vulcano, che fa fiorire le valli circostanti, sia sul misterioso SinComandante; nel terzo lo straniero Durer arriva e sconvolge una piccola comunità nel deserto; nel quarto il politico Marko cerca di far approvare la legge per liberare il giogo degli alieni, così da evitare una rivoluzione.
Un romanzo denso e coinvolgente.

L’AUTORE

Fabio Galli è nato nel 1977 a Modena e vive a Piumazzo in provincia di Modena con la propria famiglia.
Tecnico elettronico e informatico da una vita, negli ultimi anni affianca alla passione viscerale per la chitarra moderna quella per la narrativa nelle sue più svariate forme. Da grande appassionato di Cinema produce cortometraggi con la propria troupe e nel 2014 vince il premio “Vinci l’attore”, nella cornice del Nonantola Film Festival, con la sceneggiatura per cortometraggio Retro, dalla quale l’anno seguente produrrà il cortometraggio omonimo.
Inizia a scrivere racconti più o meno fantastici ottenendo diversi piazzamenti in concorsi di genere, tra cui il Premio Gianfranco Viviani e il Trofeo Rill. Uno dei suoi racconti si trova nell’antologia Leucosya, della collana Mondi Incantati, 2019.

LA COLLANA
eAvatar è la collana di Kipple Officina Libraria dedicata ai romanzi e grandi capolavori prettamente italiani del Fantastico e della SF, opere contraddistinte dalla cura meticolosa dei testi e dalle ampie visioni autoriali. Il logo della collana sintetizza perfettamente il circolo del tempo, delle conoscenze, degli eventi nascosti; l’iperbole del Fantastico per spiccare il volo nella fantasia più sfrenata e meravigliosa.

Fabio Galli | L’ovatta che esplode
Copertina di Ksenja Laginja

Kipple Officina Libraria
Collana eAvatar — Formato ePub — Pag. 306 – € 3.95 — ISBN 978-88-32179-58-3

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Kipple presenta il finalista Premio Kipple 2017: Numero Dieci, di Marco Milani

Kipple Officina Libraria presenta Numero Dieci, romanzo di Marco Milani finalista al Premio Kipple 2017. La pubblicazione è edita sia in formato digitale che in cartaceo; la copertina è a cura di BestDesigns.

Tutta la poetica di Milani si dispiega alle porte del sogno, e ci porta lontano su ali leggere ma solide. Siamo ai primordi della razza umana, quando si misurava imberbe con le ineffabili potenze energetiche del cosmo, che ancora impregnano la nostra vita impegnata e materialista: riuscirà il protagonista dell’infinito sogno a tirare le fila della sua stessa coscienza e del suo futuro?
L’autore non ha bisogno di presentazioni: la vittoria del Premio Kipple 2014, la sua militanza e cofondazione del Connettivismo e della rivista NeXT fin dal 2004, parlano per lui.

Sinossi

Marco Milani ci porta nel suo universo zen con la magia del sogno, mostrandoci le sottili connessioni che sfuggono alla nostra vigile attenzione e che si rivelano per quel che sono soltanto quando la nostra essenza può vagare libera e incondizionata nel Pneuma disincarnato.
In questo romanzo finalista del Premio Kipple 2017, Milani disvela il suo piano energetico interiore e le sue alleanze psichiche, i suoi rapporti di forza con le energie che premono sulle nostre vite. Ci mostra che i ricordi ancestrali sono ancora vivi nella nostra immaginazione, e che le distanze che ci separano dal mondo fantastico sono nulle, immense, e ci ricordano che noi stessi siamo parte del mondo immaginifico e irreale.
Numero Dieci è da bere tutto d’un fiato, con un lieve rossore sulle guance, mentre gli eventi scorrono sotto la nostra attenzione e il sorriso ci introduce nelle alte sfere della conoscenza e dei ricordi.

Estratto

– È un panorama fantastico.
Il nero di fondo è la tonalità portante, elettrizzata in una scomposizione colorata che parte dal blu attraversandone tutte le gradazioni, prima di divenire verde scuro per poi susseguirsi a strati concentrici allo smeraldo, all’arancione, al rosso infuocato, concludendo in aloni gialli dal pallido al solare a circondare ed evidenziare i centri luminosi come soli di ogni grandezza.
I soggetti sono tanti, di per sé unici e curiosi. Nel poco tempo trascorso dall’essermi ritrovato su questa specie di lucida piattaforma, sono rimasto sconcertato nel veder scorrere astronavi, unicorni e bicorni volare, mongolfiere dai mille colori sgargianti rincorrersi verso l’alto, libellule marziane, serpenti piumati che arrancano nell’apparente nulla; certamente un demone, o un dio con la testa di bue su un corpo umano, mi è scorso davanti su un tappeto volante, seduto a gambe incrociate e, stranezza delle stranezze, leggendo un libro; c’era anche un mazzo di carte che procedeva a saltelli in una fila indiana guidata dall’asso di quadri, irradiando a faro nella notte una rossa mandata brillante dal suo seme centrale; e teste, tante teste: totemiche, dalle forme classiche alle più disparate, spaziali, razziali, gommose; Moai, in scala come uscite dalla stessa matrioska, perfino Darth Fener e Yoda, Chtulhu con qualche amico al seguito, Topolino, Willly il Coyote e Roadrunner; e maschere: maschere di ogni etnia conosciuta e sconosciuta.
– Sono d’accordo con te, gran. L’Interlibera è un luogo intradimensionale protetto ed eccezionale, e libero per tutti. Come demone ti assicuro che il bisogno di starsene in tranquillità con se stessi e fuori da pericoli o da qualsivoglia impegno, qui è assicurato. E sappi che non hai ancora visto niente. Questo luogo è simile a un grande magazzino che ha realizzato un compromesso tra i sogni e le esigenze coscienti, con l’inconscio di un intero universo di menti pensanti ma istintive. Il contenuto è latente e da decifrare, e con la pratica può diventare come un’esposizione per immagini, una storia organica di pensieri, una rivelazione di desideri singolari o plurimi. Un riempimento di avvenimenti generati da volontà, o nostalgia, o rimpianto… senza nessun filtro. Perché qui è tutto evidente e tangibile.
– Perché mi chiami Gran? Il mio nome è Jonas. Comunque questa volta è indubbiamente un gran bel sogno. Davvero, e non lo dico per placarti perché sei un demone e potresti trasformare tutto questo in un incubo.

L’autore

Marco Milani è nato a Como il 5 maggio 1964 e risiede a Stienta, in provincia di Rovigo. E-writer e scrittore principalmente di science-fiction, fantastic e horror. Tra i fondatori della rivista NeXT e del movimento Connettivista. Premio Kipple 2014. Fino al 2013 editore e curatore con EDS e webmaster di DOMIST – Letteratura e Pace, nel cui ambito ha collaborato con varie associazioni, editori, e-zines e siti.

La collana

Avatar è la collana di Kipple Officina Libraria dedicata ai romanzi e grandi capolavori prettamente italiani del Fantastico e della SF, opere contraddistinte dalla cura meticolosa dei testi e dalle ampie visioni autoriali. Il logo della collana sintetizza perfettamente il circolo del tempo, delle conoscenze, degli eventi nascosti; l’iperbole del Fantastico per spiccare il volo nella fantasia più sfrenata e meravigliosa.

Marco Milani | Numero Dieci
Copertina di BestDesigns

Kipple Officina Libraria
Collana Avatar — Formato ePub e Mobi — Pag. 180 – € 2.95 — ISBN 978-88-98953-86-8
Collana Avatar — Formato cartaceo — Pag. 184 – € 14.99 — ISBN 978-88-98953-87-5

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RISULTATI del PREMIO SHORT KIPPLE 2011

Comunichiamo che il Premio Short Kipple 2011 per i racconti brevi fantastici
ha visto come VINCITORI primi classificati ex aequo:

1° ex aequo “Le balene di Maath” di Giuseppe Agnoletti
1° ex aequo “Zombie Carpocalypse” di Domenico Mastrapasqua

I racconti vincitori saranno pubblicati nella collana cartacea “Capsule“,
nella collana eBook “eCapsule“, sulla rivista NeXT e nell’antologia in versione eBook insieme ai finalisti.

SEGNALATI per la rivista NeXT:

* “Alba 211” di Grazia Gironella
* “La casa sfuggita al tempo” di Dario Moroni
* “Le balene di Maath di Giuseppe Agnoletti
* “Zombie Carpocalypse” di Domenico Mastrapasqua

I racconti segnalati saranno pubblicati nei prossimi numeri della rivista cartacea “NeXT”.

 FINALISTI:

* “Alba 211” di Grazia Gironella
* “Alcantara” di Maurizio Del Santo
* “Fiamme nere” di Giuseppe Agnoletti
* “Il grano di Dio” di Filippo Radogna
* “Il maestro delle corde” di Giuseppe Agnoletti
* “Il paese dei balocchi” di Daniele Picciuti
* “In profondità” di Riccardo Gazzaniga
* “La casa sfuggita al tempo” di Dario Moroni
* “Le balene di Maath di Giuseppe Agnoletti
* “L’incontro” di Marco Parlato
* “L’ultimo viaggio” di Grazia Gironella
* “Zombie Carpocalypse” di Domenico Mastrapasqua


I racconti finalisti saranno pubblicati nell’antologia di racconti del Premio in versione eBook.