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Presentazione online di “Il giorno dell’uragano”, di Marco Scarlatti, Premio Kipple 2021

Continuano le presentazioni online di KippleOfficinaLibraria. Giovedì 16 marzo alle 21.00, sulla pagina FB della casa editrice, Marco Scarlatti presenterà il suo romanzo Il giorno dell’uragano, vincitore del Premio Kipple 2021; saranno presenti nella diretta StreamYard l’editore Lukha B. Kremo, l’editor Sandro Battisti e Ksenja Laginja, autrice della copertina.

Nel dedalo della multicittà, le multinazionali ‒ dopo la messa al bando dei sindacati ‒ sono dotate di confraternite con ruoli di supporto spirituale. Demetra, la Custode dell’Umanità Aziendale del colosso della Buna, scompare. Aveva appena scoperto la storia di suo marito, l’avvocato Leofreddi, con Marlena. Luca Colosimo, il Custode dell’Etica della Buna, viene incaricato di creare una giustificazione plausibile all’esterno. È l’inizio di un’indagine che somiglia molto a un viaggio iniziatico, fra terzine di Nostradamus, rivelazioni intime e la scoperta di una confraternita diversa da tutte le altre. Un percorso che porta il protagonista a riflettere sulla vita e su ciò che è diventata nel mondo pericoloso e contraddittorio attuale, un messaggio allarmante su come l’ottica economica delle multinazionali sia diventata il paradigma che ha già soppiantato il potere delle nazioni, e che l’arte religiosa di raccontare favole sia già stata assimilata dal business, diventando narrativa. L’indimenticabile romanzo vincitore del Premio Kipple di un autore che s’impone all’attenzione del pubblico della fantascienza.

Ci vediamo lì?

16/02 – Presentazione su Facebook di “IL DIARIO ELETTRICO”, di Paolo Di Orazio

Giovedì 16 febbraio, alle ore 21.00, tornano le presentazioni online di KippleOfficinaLibraria: sarà la volta di Il diario elettrico, il romanzo distopico di Paolo Di Orazio edito da Kipple nella collana k_noir. Saranno presenti l’autore, l’editore Lukha B. Kremo, l’editor Sandro Battisti e Ksenja Laginja, autrice della copertina.
Per seguire l’evento basterò collegarsi alle 21.00 sulla pagina Facebook della casa editrice.

Ci vediamo lì?

Il 12 gennaio presentazione romana del “Diario elettrico” di Paolo Di Orazio

Giovedì 12 gennaio, alle ore 19, Paolo Di Orazio presenterà il suo Diario elettrico, romanzo edito nella collana K_noir da Kipple Officina Libraria dove l’autore si misura con le suggestioni della SF, declinate però alla sua maniera oscura.
L’evento si svolgerà presso la libreria MrIbis, in via Luigi Filippo de Magistris 91, Roma. Oltre all’autore, sarà presente in veste di moderatore uno degli editor di Kipple, Sandro Battisti. Ci vediamo lì?

Roma, 1978. Un mondo vicino al nostro eppure ormai lontanissimo, un abisso di consuetudini e tecnologia a dividerci da allora. Gordon Kane è un corrispondente del quotidiano Sun di Londra, la sua vita è stravolta prima dai sogni, poi dalla realtà che sembra scaturita da essi: chi è l’uomo senza volto che lo perseguita in casa, che modifica le sue abitudini e gli impone nuovi modi di vita e di comunicazione? In una delle pagine più belle del weird distopico, Paolo Di Orazio ci illustra la sconvolgente paranoia tecnologica che ci attende se solo non saremo scaltri e attenti a modificare i nostri obiettivi.

Videorecensione di “Il diario elettrico”, di Paolo Di Orazio, a cura del canale “Libri di sangue”

Una nuova videorecensione per Il diario elettrico, di Paolo Di Orazio, romanzo uscito nella collana k_noir e che apre, per il celebre autore oscuro, un nuovo ciclo narrativo rivolto più al genere SF. Vi lasciamo alle valutazioni espresse nella rece, che non possiamo che sottoscrivere in toto.

Esce per la collana k_noir “Il diario elettrico”, di Paolo Di Orazio

Esce oggi il nuovo attesissimo romanzo Il Diario elettrico di Paolo Di Orazio. Nuova uscita quindi per la collana “k_noir”, diretta da Andrea Vaccaro, dedicata alle declinazioni noir del fantastico. Il volume è disponibile in cartaceo e in ebook su www.kipple.it, nelle librerie e nei principali store online; la copertina è di Ksenja Laginja.

Una visione distopica e sconvolgente del nostro mondo impone una svolta sul finire degli anni ’70 del ‘900, in una Roma lontana dall’attuale tecnologia, ma in grado di contenere tutti i presupposti del disturbante e orrorifico presente. Di Orazio è ancora una volta maestro delle atmosfere e del climax che tiene incollati alla sedia, della paura che ci attanaglia fino agli angoli più bui dell’anima.

SINOSSI

Roma, 1978. Un mondo che è vicino al nostro e ne è eppure lontanissimo, un abisso di consuetudini e tecnologia a dividerci da allora e che, con gli occhi del presente, ci fa capire perché siamo precipitati nella nostra attualità.
Il protagonista del romanzo è Gordon Kane, un corrispondente del quotidiano Sun di Londra; la sua vita è stravolta prima dai sogni, poi dalla realtà che sembra scaturita da essi: chi è l’uomo senza volto che lo perseguita in casa, che modifica le sue abitudini e gli impone nuovi modi di vita e di comunicazione? In un crescendo che toglie il respiro, Di Orazio ci racconta in punta di sensibilità come il protagonista si comporta per non soccombere a un’angoscia che non ha senso, né forma, né origine.
In una delle pagine più belle del weird distopico, Paolo Di Orazio ci illustra la sconvolgente paranoia tecnologica che ci attende, se solo non saremo scaltri e attenti a modificare i nostri obiettivi.

ESTRATTO – PROLOGO

Mi sveglio da un sonno profondo. Cupo. Senza sogni. Oppure da un semplice istante in cui la mia mente ha vagato distratta fuori dal campo visivo, dalla coscienza. Sono a Roma. Una strada battuta dal sole accecante. Via Cavour, vecchio cuore della città. Ero già qui? Stavo andando da qualche parte e improvvisamente ho perso la memoria? L’arsura, il sapore di gomma e sabbia in bocca, di antico e violento. Cosa significa? Non è il deserto, dico a voce alta anche se la lingua è incollata al palato. Tutte le persone che vedo camminare sono lontane, si disperdono lasciandomi solo. Ho l’impressione di essere l’ultimo uomo al mondo. Una macchia sfocata dentro il mio occhio: è la sola presenza che si muove ovunque io posi lo sguardo, la mia compagna di sempre. I vecchi palazzi sono ingabbiati da ragnatele di tubature esterne, aderenti alle facciate di finestre dai cristalli a specchio sotto una coltre di ruggine e polveri sottili. Altri sono fagocitati da cubature in pietra a formare un secondo livello di urbe. La carreggiata è coperta da un manto di materiale compatto, caucciù vulcanizzato che irradia un calore atroce. La secchezza delle fauci è così legata all’odore ingrato dell’aria, priva di umidità, morta e immobile, da farmi ricordare che non bevo acqua da un secolo. Vedo in lontananza la porzione del Colosseo in fondo a via dei Serpenti. Il monumento è rivestito da un esoscheletro di acciaio cromato. Due anelli paralleli di graticole a fessura per l’areazione solcano la circonferenza totale dell’armatura. Il colonnato in pietra sparisce dietro il rivestimento scintillante al sole, ed è riprodotto da incisioni stilizzate per ricordarne con indecorosa sintesi le fattezze originali. Sembra più la raffigurazione maldestra su una vecchia moneta. Maledetti, grido, come se i responsabili degli eterni scavi ferroviari sotterranei possano sentirmi. Gli hanno messo quell’armatura perché l’arena sta sprofondando nel terreno. Ucciderei i mandanti del progetto di riqualificazione urbana. M’incammino in salita. È tardi, devo recarmi al lavoro. So di essere stato assente per mesi, saranno tutti in collera con me. Ho paura che mi abbiano licenziato, nel frattempo. Vado lo stesso. Raggiungo un distretto di polizia, ma per quale ragione? Io non lavoro qui. Un gruppo di gente in divisa mi saluta, mi applaude. Indosso anch’io una divisa come la loro, blu cobalto con tre bande laterali bianche e gialle. C’è una festa in mio onore. Non capisco. Qualcuno piange commosso. Tra le grida di benvenuto e bentornato, entro nel distretto come se sapessi dove andare. Le gambe vanno da sole. Corridoi fra i reparti, uomini e donne in uniforme seduti alle scrivanie o in piedi alla loro postazione si voltano, mi vedono e mi salutano. Ho sete, dico, e non riesco a respirare l’aria fredda carica di ozono. Mi dirigo a passo sicuro nell’ufficio del vecchio vicequestore, il quale mi accoglie a braccia aperte e mi stringe le mani, entrambe, prendendole nelle sue. Non dobbiamo toccarci, esclamo stupefatto. Come stai? Sei guarito, chiede il mio superiore. Il suo sguardo è famelico. Brilla di luce malevola. Il volto grottesco somiglia a quello di una scimmia. Non mi fido di lui perché è zoppo e cammina col bastone. Vuole farmi del male, con quel bastone. Posso stare poco, affermo. Il caso dell’assassino è tuo, fa il vice. Ti abbiamo promosso commissario capo.

LA QUARTA

Roma, 1978. Un mondo vicino al nostro eppure lontanissimo, un abisso di consuetudini e tecnologia a dividerci da allora. Gordon Kane è un corrispondente del quotidiano Sun di Londra, di punto in bianco la sua quotidianità è stravolta: chi è l’uomo senza volto che lo perseguita in casa, che modifica le sue abitudini e gli impone nuovi modi di vita e di comunicazione? In una delle pagine più belle del weird distopico, Paolo Di Orazio ci illustra la sconvolgente paranoia tecnologica che ci attende, se solo non saremo scaltri e attenti a modificare i nostri obiettivi.

L’AUTORE

Nume tutelare delle riviste a fumetti cult «Splatter», «Mostri», «Nosferatu», pubblica dal 1987 fumetti, racconti, romanzi, articoli per Acme, Granata Press, Castelvecchi, «Urania», Radio Rai, «Cattivik», «Heavy Metal», «Blue», «Classic Rock» e tutte le migliori case editrici d’Italia. Dopo tre anni di scrittura porno su mensili per adulti, il suo libro di esordio Primi delitti, 1989, è apripista della narrativa splatterpunk italiana nonché scandalo parlamentare per istigazione a delinquere. In lingua inglese pubblica con Independent Legions, Kipple Officina Libraria, Comet Press, Necro. Membro della Horror Writers Association, è nel “Best World Horror of the Year” (ellendatlow.com, 2017) e nella “Year’s Best Hardcore Horror della statunitense Comet Press” (2017).

LA COLLANA

k_noir è la collana di Kipple Officina Libraria, diretta da Andrea Vaccaro, dedicata alle contaminazioni noir con le espressioni più innovative del weird, alle sue mutazioni e ai furori che esplorano i confini della narrativa più esasperatamente umana e, contemporaneamente, più disumana che esista.

Paolo Di Orazio, Il diario elettrico
Copertina di Ksenja Laginja

Kipple Officina Libraria – Collana k_noir
Formato cartaceo – Pag. 184 – 15.00€ – ISBN 978-88-32179-66-8
Formato ePub – Pag. 203 – 3.95€ – ISBN 978-88-32179-67-5

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Kipple presenta “Il sigillo del dolore”, di Giovanna Repetto, finalista Premio Urania 2017

Il sigillo del dolore di Giovanna Repetto è il romanzo finalista al Premio Urania 2017. In un mondo decaduto e distopico il destino di un soldato, quello di una donna e di un’intera classe dominante s’intrecciano insieme a disegnare il legame tra passato e futuro, in una complessa trama di eventi dove l’amore e la morte sono le uniche carte disponibili, ma anche la posta in gioco. Il volume è disponibile in ebook e cartaceo su www.kipple.it e nei principali store online.

SINOSSI

La distopia non è soltanto la descrizione complessa di un mondo dove la tecnologia e il controllo sociale hanno acquisito un’astrazione soltanto immaginabile dalla nostra società; anche un mondo precedentemente evoluto e ora decaduto, che ha ancora la possibilità di gestire le tecniche di cui si è perso il significato e la capacità di manipolazione, può dare vita a forme di distopia oppressive, in cui chi detiene il potere e la manipolazione delle poche forme tecnologiche ha la possibilità di piegare ai propri voleri intere fasce sociali.
Questo è il concetto su cui Giovanna Repetto ha costruito il suo romanzo Il sigillo del dolore, finalista al Premio Urania 2017, i cui personaggi principali hanno una sensibilità che sfiora l’empatia e l’immedesimazione.

ESTRATTO

— Soldato, dove hai messo il tuo Cilicio?
Era un Superiore molto anziano. Non l’aveva mai visto, ma l’inconfondibile veste purpurea denotava il suo stato. Si era soffermato accanto a lui e lo apostrofava seccamente.
Zaion maledisse la leggerezza con cui aveva scostato la mantellina per chinarsi a bere alla cannella dell’acqua accanto al campo di esercitazione. Farfugliò qualcosa, come a dire che aveva capito e che si sarebbe presto messo in regola. Ma l’altro non era tipo da accontentarsi.
— Ti ho fatto una domanda — ribadì.
Zaion si rese conto di non avere per le mani una scusa buona. Si lasciò prendere dal panico, disse la prima cosa che gli veniva in mente.
— L’ho tolto, mi faceva male.
La peggiore delle risposte possibili, in un ordinamento di cui il dolore rituale era uno dei cardini. Il manrovescio lo colpì con tanta violenza che gli parve di sentir scricchiolare l’articolazione della mandibola. Ebbe l’impulso di portarsi una mano al viso, ma per sua fortuna si trattenne.
— Perdonate — mormorò. — Ho detto una sciocchezza per giustificarmi.
— Allora?
— Io… io l’ho perso.
Il Superiore sottolineò con un silenzio gelido la gravità dell’affermazione. Quando riprese a parlare aveva sul viso una smorfia sprezzante.
— Puzzi ancora di recluta. Sarà necessaria un po’ di esposizione al dolore ordinario per farti capire la differenza.
A un cenno impercettibile delle dita una Sentinella gli comparve accanto. Indossava una tuta nera aderente e il mantello argenteo d’ordinanza. In testa il casco d’argento. Dalla cintura pendevano un manganello e una pistola a ultrasuoni. Il Superiore accennò a Zaion con uno scatto del sopracciglio.
La stanza scomoda — ordinò.
Il militare si mosse per obbedire, ma subito si arrestò indeciso. L’ordine era incompleto.
— Per quanto tempo, signore? — domandò con cautela.
— Fino a nuovo ordine.
Era stato perentorio e si allontanò senza prendersi la briga di verificare che l’ordine andasse a buon fine. Ebbe cura però di sollevare il mantello sull’omero sinistro per offrire la vista del Cilicio borchiato d’oro e incastonato di pietre dure.
Zaion lo guardò torvo. Correva voce che i Cilici dei Superiori fossero finti.
— Ehi, fratello, — gli sussurrò la Sentinella avvicinandosi — devi averla fatta grossa.
Poi lo sguardo gli cadde sul braccio, dove la pelle portava la cicatrice del Cilicio scomparso. Emise un fischio.
— Grossa davvero!
Gli fece cenno di seguirlo. Si affrettarono a lasciare il campo di esercitazione, eludendo la curiosità dei Soldati che si stavano assiepando intorno. La loro meta si trovava poco lontano, in un complesso che comprendeva la caserma delle Reclute e l’infermeria militare.
La Sentinella era un uomo magro che dimostrava una trentina d’anni. Aveva un viso irregolare, la bocca storta, un naso lungo e asimmetrico, e sopracciglia non allineate fra loro. Un ciuffo nero gli ricadeva sulla fronte. Mentre procedevano nel corridoio Zaion gli sussurrò all’orecchio.
— Amico, non puoi fare niente per me?

LA QUARTA
In una società distopica, con una città-fortezza popolata da soli uomini e organizzata gerarchicamente e un villaggio fuori dalle mura dove sono segregate le donne, il soldato Zaion viene sorpreso privo del cilicio regolamentare. Punito e degradato, egli non sa o non vuole fornire una giustificazione plausibile né dare indicazioni sulla sorte dell’oggetto scomparso. I Superiori gli mettono alle costole un’ambigua Sentinella, Anton, con l’incarico di aiutarlo nelle ricerche ma soprattutto di esercitare una stringente sorveglianza. I destini dei personaggi s’incrociano in una partita dall’esito imprevedibile, dove l’amore e la morte sono le uniche carte disponibili, ma anche la posta in gioco.

L’AUTRICE
Giovanna Repetto è nata a Genova, attualmente vive a Roma, dove ha svolto la professione di psicologa e psicoterapeuta. Ha coltivato diversi generi di narrativa, fra cui il giallo umoristico, il noir, il fantastico weird e la fantascienza. Due volte finalista al Premio Urania, ha pubblicato con Delos Digital Il Nastro di Sanchez (2017), primo di una trilogia che continua con Il figlio di Nergal e Tequiero – La stagione dei mostri (usciti entrambi nel 2019). Nel 2018 ha pubblicato Icarus (Watson Edizioni) e nel 2020 con CS_Libri La mappa dei gesti possibili, che unisce due racconti lunghi. Il racconto La legge della penombra, vincitore del Premio Short-Kipple, è stato pubblicato da Kipple Officina Libraria nel 2018. Altri racconti sono usciti su riviste italiane e straniere e in diverse antologie, fra cui La prima frontiera (Kipple 2019). Il racconto Corpi paralleli è apparso nella raccolta Temponauti, curata da Franco Forte (Mondadori, Urania Millemondi estate 2021). Recentemente ha partecipato alla raccolta Il fiore della Quintessenza (Ali Ribelli, 2021).

LA COLLANA
Avatar è la collana di Kipple Officina Libraria dedicata ai romanzi e grandi capolavori prettamente italiani del Fantastico e della SF, opere contraddistinte dalla cura meticolosa dei testi e dalle ampie visioni autoriali. Il logo della collana sintetizza perfettamente il circolo del tempo, delle conoscenze, degli eventi nascosti; l’iperbole del Fantastico per spiccare il volo nella fantasia più sfrenata e meravigliosa.

Giovanna Repetto | Il sigillo del dolore
Kipple Officina Libraria

Collana eAvatar — Formato ePub — Pag. 180 – € 3.95 — ISBN 978-88-32179-59-0
Collana Avatar — Formato cartaceo — Pag. 174 – € 15.00— ISBN 978-88-32179-60-6

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